mercoledì, Dicembre 11, 2024

Naso, il geologo Giorgio Costa sul tetto della Sicilia: ‹‹L’Etna è casa mia›› – VIDEO

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In prima fila per assistere a ogni tipo di spettacolo vulcanico, il geologo Giorgio Costa, originario di Naso, da quando ne ha memoria è sempre stato un grande appassionato di vulcani.

‹‹Ero molto piccolo – dice Giorgio ai nostri microfoni – avevo all’incirca tre anni quando si è accesa in me una scintilla che mi ha fatto innamorare dei vulcani. I miei genitori mi raccontarono che rimasi estasiato e ipnotizzato dalle immagini dell’Etna in eruzione trasmesse in tv. Da quel momento – continua Giorgio – decisi di voler fare il vulcanologo cioè scoprii che esistevano delle figure professionali che studiavano i vulcani e poi da lì non mi è servito molto tempo per capire che nella vita volevo fare questo››.

Dopo la laurea triennale in Geologia e la specialistica in Geofisica, attualmente il 25enne sta frequentando il primo anno di dottorato di ricerca in “Scienze della Terra” presso l’Università degli Studi di Catania, con l’obiettivo di diventare ufficialmente un vulcanologo.

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Negli ultimi anni ha immortalato, grazie alla sua inseparabile macchina fotografica, differenti momenti che spaziano dagli anelli di gas alle fontane di lava, fino alle eruzioni di diversi vulcani.

Di recente, Giorgio è andato oltre i confini europei per esplorare i vulcani dell’Islanda e del Guatemala. Pur entrando in contatto con realtà diverse dalla propria, per Giorgio l’Etna occupa un posto speciale nel suo cuore. In cima al vulcano attivo più grande d’Europa infatti ha vissuto l’esperienza più bella della sua vita.

Era il 18 settembre 2019 e si stava verificando un’attività eruttiva che non era visibile dai paesi vicini, trovandosi in uno dei crateri sommitali. ‹‹Si vedeva soltanto da lassù, – racconta ancora Giorgio – era una cosa molto intima e veramente spettacolare››.

blankGiorgio non ha intenzione di fermarsi: prossima tappa le Hawaii, con i suoi meravigliosi vulcani. Il cuore però rimane sempre sull’Etna.

 

 

Articolo di Elisa Caruso

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