giovedì, Maggio 2, 2024

Tribunale di Roma: rimborso delle accise a favore di un’azienda dei Nebrodi

centrale elettrica colonna

Un’azienda nazionale che eroga energia elettrica dovrà pagare ad un’azienda dei Nebrodi 32 mila euro, corrispondente all’importo versato a titolo di addizionale provinciale all’accisa sull’energia elettrica per il biennio 2010-2011. Così ha deciso il giudice civile del tribunale di Roma Maria Gabriella Zimpo, con propria ordinanza del 18 gennaio scorso.

L’azienda dell’area nebroidea è stata rappresentata dall’avvocato Giorgio Scisca, l’azienda nazionale dall’avvocato Manuela Malavasi. L’azienda nebroidea aveva chiesto oltre 32 mila euro, ritenendo che il suo credito fosse giustificato dal contratto di somministrazione di energia elettrica stipulato nel 2006.

In avanti la norma sull’addizionale fu abrogata e in virtù di svariate pronunce della Corte di Cassazione, il consumatore finale dell’energia elettrica, a cui erano state precedentemente addebitate le imposte addizionali sul consumo di energia, avrebbe potuto chiederne la restituzione.

Nel 2020 l’azienda nebroidea formalizzò la richiesta di rimborso delle somme pagate; l’azienda nazionale, dal canto suo, chiese il rigetto della richiesta, ritenuta infondata in fatto e in diritto, deducendo comunque la prescrizione di una parte delle somme e dunque la riduzione della somma da rimborsare.

Per il giudice la richiesta dell’azienda nebroidea formulata dall’avvocato Scisca è stata ritenuta fondata, pur tra le molteplici e contrastanti pronunce della Cassazione e osservazioni sul diritto italiano ed europeo, perchè nel caso in oggetto l’obbligo di pagamento dell’addizionale all’accisa sui consumi di energia elettrica ha fonte legale. Pertanto se il pagamento effettuato dal consumatore non è stato sorretto da una valida causa giustificativa, può essere richiesta la restituzione.

Il giudice ha ritenuto parzialmente fondata anche l’eccezione formulata dal legale dell’azienda nazionale, l’avvocato Malavasi, sulla prescrizione di una parte della somme. Da qui sono state azzerate alcune fatture, per cui dall’importo richiesto, si devono detrarre oltre 2.500 euro, poichè prescritte, per un importo finale stabilito con ordinanza del giudice – tra somma richiesta ed interessi – che supera 32 mila euro.

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