lunedì, Aprile 29, 2024

Offrono a Corona file riservati sulla cattura di Messina Denaro, arrestati un maresciallo e un politico

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Un maresciallo dei Carabinieri e un consigliere comunale della provincia di Trapani sono stati arrestati per il tentativo di vendere a Fabrizio Corona documenti ancora coperti da segreto investigativo sulle fasi immediatamente successive all’arresto del boss Matteo Messina Denaro.

Nella stessa inchiesta sono state eseguite perquisizioni a Milano, in luoghi nella disponibilità dell’ex re dei paparazzi che è indagato per questa vicenda. I documenti riservati erano stati verosimilmente carpiti dal maresciallo dei Carabinieri e ceduti al consigliere comunale il quale, probabilmente a scopo di lucro, li avrebbe proposti in vendita al noto fotografo milanese, che avrebbe poi realizzato degli scoop.

L’operazione è scattata nella notte in provincia di Trapani e a Milano, dove militari dei Comandi Provinciali di Palermo e Trapani, supportati dai Carabinieri del Comando Provinciale di Milano, hanno dato esecuzione a 2 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari, disposte dal Gip del Tribunale di Palermo su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, per i reati di accesso abusivo a un sistema informatico o telematico, aggravato dalla funzione di pubblico ufficiale, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e ricettazione.

Il maresciallo dei carabinieri in servizio presso un comando Compagnia in provincia di Trapani è accusato di accesso abusivo al sistema informatico e violazione del segreto d’ufficio. Il consigliere comunale, politico di Mazara del Vallo, accusato di ricettazione. Per entrambi sono stati disposti gli arresti domiciliari.

Il militare, in servizio al Nor della Compagnia di Mazara del Vallo avrebbe trafugato 786 file riservati dal server dei carabinieri. Poi li avrebbe consegnati al politico, il quale a sua volta avrebbe contattato il fotografo offrendogli la possibilità di uno scoop in cambio di soldi. Le indagini dei carabinieri sono coordinate dal procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido.

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