domenica, Maggio 5, 2024

Palermo, colpo al clan di Resuttana. Eseguite 18 misure cautelari, 16 in carcere

polizia stato palermo

Blitz all’alba di oggi a Palermo, con l’operazione “Resurrezione” scattata contro presunti boss, gregari ed estortori del clan di Resuttana. La Polizia di Stato, su delega della DDA di Palermo, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del capoluogo, nei confronti di 18 indagati  ritenuti, a vario titolo responsabili di associazione di tipo mafioso, estorsione con l’aggravante del metodo mafioso, concorso in associazione di stampo mafioso, detenzione di arma comune da sparo. 16 sono finiti in carcere, 2 agli arresti domiciliari.

La complessa indagine condotta dalla Squadra Mobile e dalla Sezione Investigativa dello SCO di Palermo, avrebbe permesso di individuare gli odierni indagati, in qualità di indiziati, come organici al citato mandamento mafioso, consentendo di raccogliere gravi elementi di colpevolezza sui loro rispettivi ruoli e contributi all’interno dell’organizzazione mafiosa, nonché sugli attuali assetti della consorteria criminale. In tale contesto il quadro probatorio, accolto dal GIP, ha ricostruito i ruoli apicali assunti nel citato mandamento da alcuni indagati, nonché i sodali operativi nella riscossione del pizzo. Gli odierni destinatari dei provvedimenti di cattura sarebbero coinvolti nella gestione di attività criminali esercitate all’interno del mandamento, con particolare riferimento alla riscossione del pizzo in danno di esercenti di attività commerciali ed imprenditori di zona e nel controllo e gestione dei servizi funerari presso l’ospedale di Villa Sofia di Palermo; attività illecite che rappresenterebbero per la famiglia mafiosa di Resuttana fonte primaria di guadagno. Emergerebbe la costante pressione del fenomeno estorsivo, che si rivela ancora una volta strumento indispensabile utilizzato da cosa nostra per mantenere il controllo del territorio di riferimento e garantirsi il sostentamento dell’organizzazione e delle famiglie dei detenuti, esercitato con la c.d. “messa a posto”, con esborso di una somma di denaro da far confluire nella “baciliedda” a disposizione della cosca e nel recupero dei crediti vantati da soggetti vicini alla “famiglia”. pratiche molto diffuse, se si considera che il territorio in cui ricade il mandamento è tra quelli in cui vi è maggiore incidenza di attività produttive in città. 

Il controllo del giro di affari legato al pizzo avrebbe creato anche delle fibrillazioni il mandamento di Resuttata e il confinante San Lorenzo, che sarebbero state definite nel corso di una riunione chiarificatrice tra i rappresentanti delle due famiglie. Il capillare controllo del territorio sarebbe stato esercitato dal sodalizio criminale anche attraverso la contiguità con alcuni professionisti di settore o appartenenti al locale mondo imprenditoriale. Infatti, tra i destinatari del provvedimento restrittivo, in qualità di indiziati, figurano alcuni insospettabili, appartenenti alla c.d. “zona grigia” ed espressione delle contiguità tra professionisti locali, medi e piccoli imprenditori ed esponenti, anche apicali, del sodalizio criminale investigato. In particolare sarebbero indiziati un commercialista, sospettato di associazione di stampo mafioso in qualità di consigliere economico del capo mandamento; un notaio, sospettato di concorso in tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso; un imprenditore edile, sospettato di concorso in tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso; un altro un imprenditore attivo nel settore della vendita di calzature, sospettato di concorso in associazione di stampo mafioso ed estorsione aggravata dal metodo mafioso ed infine un imprenditore attivo nel settore della locale ristorazione, ritenuto gravemente indiziato di associazione di stampo mafioso.

Eseguito anche il sequestro preventivo delle società ALMOST FOOD s.r.l.s. e la GBL FOOD s.r.l.s. che gestiscono la nota catena di esercizi commerciali con insegna “Antica polleria Savoca”. Il provvedimento scaturisce dal presunto controllo da parte del sodalizio criminale delle attività economiche con forme di penetrazione tale da poter rientrare nella nozione di “impresa mafiosa”.

Per le delicate fasi dell’operazione l’attività esecutiva è supportata dai reparti speciali della Polizia di Stato tramite equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine, dell’unità cinofila e di un elicottero.

Secondo il Questore Laricchia: “L’operazione di polizia che stamani ha portato all’esecuzione di 18 misure cautelari, ha disarticolato il mandamento mafioso di Resuttana, decapitandolo del suo reggente e di altri uomini d’onore che ne costituivano figure di spicco nella gestione di sistematiche attività di estorsione ai danni di imprenditori di ogni ambito. Ma l’aspetto più rilevante consiste nell’aver portato alla luce la collaborazione alle attività criminali di professionisti, la c.d. borghesia mafiosa, che non ha esitato a mettere a disposizione le proprie competenze a vantaggio di cosa nostra. Ulteriore infiltrazione nell’economia si è realizzata mediante imprenditori della ristorazione che hanno a tutti gli effetti costituito una vera e propria impresa mafiosa insieme con il reggente del mandamento, con grave alterazione della concorrenza e della libertà di iniziativa economica. Questa operazione purtroppo fa emergere come, contrariamente al discorso pubblico ufficiale, una parte del mondo delle professioni e dell’impresa sia permeabile ai facili guadagni conseguiti attraverso l’utilizzo della forza intimidatrice della mafia”

Facebook
Twitter
WhatsApp