lunedì, Aprile 29, 2024

Palermo: la cocaina viaggia sulla tratta Reggio Calabria-Messina-Palermo, eseguiti ventuno arresti

finanza palermo

Traffico e spaccio di sostanze stupefacenti con una strutturata rete operante tra la Calabria e la Sicilia. Questo l’oggetto di un’operazione condotta dalla Dda di Palermo, a cui hanno dato esecuzione i finanzieri  del  comando  provinciale  di  Palermo; sono ventuno le misure  cautelari  personali  e  reali  disposte dal gip.

Si contesta, a vario titolo, associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti tramite una strutturata rete operante tra la Calabria e la Sicilia. Le indagini, condotte dal Gico di Palermo, hanno riguardato  un  gruppo  criminale,  con  base  operativa  nel  capoluogo  siciliano,  che  sarebbe  stato  diretto  da  due  fratelli palermitani, figli di uno storico esponente del mandamento mafioso di Villagrazia/Santa Maria di Gesù.

Gli  stessi  sarebbero  stati  in  affari  da  anni  con  una  famiglia  calabrese,  coinvolta  nella  gestione  del  narcotraffico  nella  provincia  di  Reggio  Calabria  e  legata  da  vincoli  di  parentela  con  esponenti  di  spicco  della  ‘ndrina  di  San  Luca, che avrebbe garantito il sistematico approvvigionamento di grossi quantitativi di stupefacenti.

L’attività   investigativa   avrebbe,   infatti,   consentito   di   ricostruire   accordi   per   la   fornitura   di   almeno   10   chilogrammi di cocaina al mese, destinata al mercato palermitano, che avrebbe generato per l’organizzazione un giro d’affari illecito stimabile in circa dieci milioni di euro all’anno.

La  sostanza  stupefacente,  stoccata  in  depositi  dislocati  in  provincia  di  Reggio  Calabria,  veniva  trasportata  su  gomma lungo la tratta Reggio Calabria-Messina-Palermo, nascosta con diversi carichi di copertura o all’interno di doppi  fondi sulle  autovetture  dei  corrieri,  accessibili  mediante  aperture  elettro-meccaniche.

Nel  corso  delle  indagini  sono  stati arrestati sei corrieri di droga e due basisti  che  custodivano  parte  dello  stupefacente  a  Palermo,  con  il  sequestro  di  circa  50  chilogrammi  di  cocaina,  che  se  immessa  nel  mercato  avrebbe  fruttato oltre 4 milioni di euro.

A livello patrimoniale le fiamme gialle hanno accertato l’assoluta sproporzione tra i beni  nella  disponibilità degli  indagati e i redditi dichiarati; da qui è stato richiesto il  sequestro  preventivo  di  società,  beni  mobili  e  immobili per oltre un milione di euro.

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