domenica, Maggio 5, 2024

Milazzo, maxi sequestro da 100 mln di euro ad imprenditore. Requisiti beni tra Milazzo e i Nebrodi

Polizia di Milazzo
Polizia di Milazzo

Il tribunale di Messina, sezione misure di prevenzione, ha disposto un sequestro di beni finalizzato alla confisca per 100 milioni di euro; nel contempo è stata proposta l’applicazione della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale nei confronti di due persone.

Questo è l’esito di un’inchiesta particolarmente elaborata portata avanti dalla procura della repubblica e dalla questura di Messina con i commissariati di Milazzo e Barcellona Pozzo di Gotto; le indagini patrimoniali, che hanno determinato il sequestro di beni, sono state condotte dalla divisione anticrimine della questura e dal servizio centrale anticrimine.

Si è partiti dall’operazione “Gotha 7” conclusa nel dicembre 2017 e dalle vicende di un infermiere di Milazzo, già consigliere comunale arrestato per concorso esterno nell’associazione mafiosa dei “barcellonesi”. Grazie al suo ruolo di pubblico amministratore e anche alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, è emerso come gestisse attività imprenditoriali nel contesto ricreativo/ristorativo, in realtà riferibili ai “boss” del sodalizio. Non solo, ma sono state anche individuate aziende assegnatarie di lavori pubblici sistematicamente sottoposte ad estorsione.

Dalle indagini poi è emerso anche il ruolo di un noto imprenditore milazzese che aveva partecipato sin dall’inizio agli investimenti del sodalizio mafioso nel settore del pubblico intrattenimento con attività finanziate con un imponente giro di false fatturazioni per operazioni inesistenti a scapito di pubblici contributi derivanti da appalti per servizi socio-assistenziali a Messina, Milazzo, Taormina ed altri comuni.

I due avrebbero partecipato a “super-società di fatto” e strutture societarie piramidali per modificare l’origine illecita dei capitali, reimpiegati in attività economiche apparentemente lecite, dissimulando il circuito illegale del danaro, con la creazione di società “cartiere” o utilizzando fondi pubblici assegnati alle cooperative sociali per la formazione professionale e la gestione di strutture residenziali per servizi socio- assistenziali.

Gli inquirenti hanno ricostruito un ventennio di operatività mafiosa nel tessuto sociale ed economico mamertino, con diramazioni anche nel capoluogo e da qui il congelamento di sedici società, di capitali e cooperative sociali, impegnate nelle attività più disparate, anche nel settore agricolo; sono state riscontrate anche truffe ai danni dell’Agea e una colossale opera di defiscalizzazione, creando falsi crediti di imposta ed imponenti operazioni di riciclaggio, con spostamento di capitali all’estero.

Non solo. Ma dalle indagini patrimoniali è emerso anche che le compagini societarie destinatarie del provvedimento di sequestro avrebbero percepito finanziamenti pubblici erogati dallo Stato nel quadro delle misure a sostegno dell’economia in conseguenza dell’attuale emergenza sanitaria legata al Covid 19, per un importo complessivo di circa 500.000 euro. Infine con riferimento ai conti esteri, è stata attivata, per la prima volta nell’area messinese, la procedura del “congelamento dei beni” introdotta dal regolamento europeo 2018/1805 per il riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e confisca recentemente introdotto anche nell’ordinamento italiano.

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