venerdì, Marzo 29, 2024
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Benzina, scade lo sconto sulle accise. Dal 1° gennaio prezzi più cari per il carburante

Sciopero dei benzinai
Sciopero dei benzinai

Una doppia stangata potrebbe interessare gli automobilisti siciliani a partire da domani, 1° gennaio 2023.

Si parte con l’aumento del prezzo dei carburanti, a seguito del venir meno dello sconto sulle accise a oggi in vigore fino al 31 dicembre. In scia, si delinea l’ipotesi di un rincaro dei pedaggi autostradali.

I primi aumenti potrebbero interessare i prezzi di benzina, gasolio e gpl. Lo sconto sulle accise, garantito a più riprese per venire incontro alle famiglie sempre più alle prese con l’inflazione e il caro energia, potrebbe infatti avere le ore contate. Il disincentivo fiscale è stata prorogato, da ultimo dal decreto carburanti, ma solo fino alla fine del 2022. Ora l’esecutivo Meloni non sembra intenzionato a prorogare ulteriormente lo ”scudo”.

Nella legge di bilancio per il 2023 non sono previste proroghe della misura: significa che a meno di nuove decisioni in merito, dal 1° gennaio 2023 benzina, gasolio e gpl potrebbero costare 18,3 centesimi in più al litro.

Nel frattempo. i prezzi sono scesi, riducendo anche l’extragettito che aveva consentito al governo di ridurre le accise (e di conseguenza l’Iva che si calcola in aggiunta). Oggi, stando alle ultime rilevazioni settimanali del ministero dell’Ambiente, il prezzo medio nazionale della verde si attesta a 1,625 euro al litro, ovvero ai minimi da giugno del 2021. Il diesel è invece arrivato a 1,689 euro, cioè al minimo da poco meno di un anno, precisamente dal 31 gennaio 2022.

Secondo il Codacons, se un’ulteriore proroga non dovesse arrivare entro la fine dell’anno e, quindi, se lo sconto da 18,3 centesimi venisse eliminato del tutto dal 1° gennaio del 2023, la maggiore spesa sarebbe di 9,15 euro a pieno. Su base annua +219,6 euro. Davvero troppo.

Non è finita. A rischio rincari ci sono anche i pedaggi autostradali. All’inizio di ogni anno le tariffe vengono tradizionalmente aggiornate, ma da quattro anni a questa parte, dopo il crollo del ponte Morandi, sono rimaste congelate. Il 2023 potrebbe registrare il ritorno agli aumenti, per la prima volta dal 2018. Le concessionarie hanno presentato le loro richieste di rimodulazione, attualmente al vaglio del ministero dei trasporti e del ministero dell’economia che dovranno tenere conto degli investimenti effettuati. Sul tavolo ci sono i piani economico-finanziari delle diverse società che, come spiegato dall’Aiscat (associazione italiana società concessionarie autostrade e trafori), sono però “attualmente a stadi di approvazione differenti”.

Autostrade per l’Italia ha chiesto un aumento del 2%, le altre concessionarie percentuali anche maggiori, ma in generale, secondo l’associazione, gli incrementi tariffari medi proposti dalle concessionarie “sono assai inferiori rispetto a quelli già concessi in altri paesi europei dotati di sistemi concessori e regolatori simili”, come la Francia, dove l’aumento è del 4,7%, e la Spagna, a +4%.

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