venerdì, Dicembre 13, 2024

Barcellona – Ad un anno dalla Strage di Femminamorta, il ricordo delle cinque vittime

barcellona
I quattro operai morti nell'esplosione: Giovanni Testaverde, Fortunato Porcino, Vito Mazzeo e Mohamed Taeher Mannai

Un boato fortissimo, anzi due. Alle 16.15 di un anno fa esatto. Poi il silenzio, surreale. Spezzato solo dal suono delle sirene di ambulanze e Vigili del Fuoco che raggiungono Femminamorta, dai lamenti di chi chiede aiuto. Sono fasi concitate. Tutto il comprensorio cerca di capire cosa sia successo. Da dove siano giunti all’udito quei due fortissimi boati. Quella densa colonna di fumo fornisce maggiori indicazioni. Le notizie frammentarie trovano sempre più conferme.

Esplosione in una fabbrica di fuochi artificiali, ci sono vittime. Speri che sia solo un’indiscrezione, lo speri con tutto te stesso. Ma, per mestiere, sai che non è così. Pensi subito a quelle vite spezzate, pur non sapendo nulla delle persone coinvolte, pensi al dolore che proveranno intere famiglie. Prendi contezza che sei di fronte a un fatto di cronaca rilevante e devastante. Trapela il primo nome.

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L’esplosione di Barcellona

E’ quello di Venera Mazzeo, 71 anni, moglie del titolare della ditta. Suo figlio ha provato disperatamente, con la forza dell’amore, a strapparla alla morte. Ne uscirà gravemente ustionato. Le altre vittime sono operai di una ditta che stava ultimando dei lavori all’interno della fabbrica.

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L’esplosione vista da lontano

Giovanni Testaverde, 34 anni, lascia la moglie e due figli. La sua Giada ha raccontato che aveva con cura preparato per lui i vestiti per una cena serale. A casa lo aspettavano i suoi figlioletti, chiamati in tenerissima età ad affrontare un dolore troppo grande.

Era diventato papà da due mesi Fortunato Porcino, 31 anni. Adesso illumina dal cielo i passi della sua piccola.

Aveva il progetto di costruirsi una famiglia il tunisino Mohamed Tannai, 39 anni. Si era sposato da poco.

La più giovane delle vittime, Vito Mazzeo, 23 anni, aveva una gran voglia di lavorare. Sua madre ha atteso per ore fuori dai cancelli della fabbrica. Con il dolore a prendere il sopravvento sulla speranza istante dopo istante, goccia a goccia. Chiama, invoca il nome di suo figlio, lo cerca. La sostengono i familiari e una grande dignità di donna e madre.

Un anno dopo esatto, il ricordo non può e non deve spegnersi. Deve continuare a vivere. Come i sorrisi che cinque anime belle hanno regalato in vita ai loro cari e che, siamo sicuri, continuano a splendere in un’altra dimensione.

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