sabato, Dicembre 14, 2024

Inaugurata la mostra permanente “1908 CittàMuseoCittà” al Museo Regionale di Messina. Un viaggio tra virtuale e reale

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Pensare al terremoto del 1908 che ha raso al suolo la città di Messina, significa anche guardare agli sconvolgimenti da esso provocati, alle molteplici ripercussioni e, subito dopo, ai problematici tentativi di ripristinare la normalità. Il terremoto fa parte di una tipologia di situazioni emergenziali, che hanno origine nella complessità, nell’instabilità e nella fragilità del rapporto tra l’uomo e la natura. Non è stato l’uomo che ha fatto scatenare la scossa tellurica del 1908 ma, è stato il soggetto insieme alla “storia” della città, ad aver subito le conseguenze deleterie. Messina rasa al suolo, ha inevitabilmente fatto registrare un cambiamento dal punto di vista sociale legato alla struttura organizzativa, alle dinamiche quotidiane, al tessuto affettivo ed emotivo.

I messinesi vittime di una violenza provocata, hanno perso i propri cari, le case, gli averi, gli ambienti legati alla vita quotidiana; i risvolti dal punto di vista psicologico sono stati drammatici. Rimuovere il trauma subito per sopravvivere e proiettarsi sul futuro non è stato semplice; nel momento in cui è iniziata la ricostruzione, le esperienze di quell’evento traumatico sono diventati oggetto di rielaborazione; si è attinto alle memorie pubbliche, a quelle private, di singoli individui e di collettività, memorie consensuali e memorie spesso confliggenti.

Messina com’era prima del terremoto del 1908, durante il terremoto e subito dopo, sono i contenuti della splendida mostra permanente allestita presso il Museo Regionale di Messina“1908 CittàMuseoCittà”. Una Messina con i suoi 150 mila abitanti, le sue bellezze storiche e culturali, il suo modus vivendi che passava attraverso il porto e quindi, le attività marinare, il commercio, la vita sociale, gli scambi culturali, i centri d’incontro come il Teatro Vittorio Emanuele luogo privilegiato, occupava un ruolo veramente importante nel panorama nazionale. Quale sarebbe stata Messina, se il terremoto non avesse cancellato la sua identità? Forse non lo sapremo mai ma, un’idea ce la siamo fatta; guardando a tutto il materiale che è stato recuperato e conservato subito dopo il terremoto, probabilmente Messina avrebbe continuato ad essere centro nevralgico del Mediterraneo, sede di diffusione variegata di cultura, centro di scambi economici e di innovazioni. La grande capacità di Orazio Micali direttore del Museo di Messina è stata quella di far uscire dagli scantinati, le bellezze storico artistiche della Messina pre terremoto 1908.

Il disinteresse o una volontà politica che ha etichettato la città peloritana come la “ruota di scorta” delle macchine spinte da un turbo di grande potenza, come Palermo e Catania, ha sempre fatto finta di non sapere, di non conoscere o forse, di non voler fare emergere una realtà importante. Una volontà che ha mortificato sia il grande lavoro e l’amore di chi, come Antonio Salinas, ha raccolto tutti i reperti possibili ed immaginabili subito dopo il terremoto ma, anche la dignità dei cittadini messinesi che non potevano vedersi privati di un patrimonio inestimabile. Il direttore del Museo Orazio Micali ha mostrato grande emozione ma anche una vena d’orgoglio nell’aver contribuito a ridare un volto nuovo alla ricostruzione di Messina. Essa passa attraverso elementi concreti, i reperti recuperati che Micali “invita i visitatori a “toccare” per sentire la vita che da essi si sprigiona” e, immateriale grazie alla tecnologia utilizzata.

Grazie alla realtà aumentata, i visitatori indosseranno speciali occhiali, forniti dal Museo, attraverso i quali vivranno dal vivo la città di Messina prima che venisse distrutta dal terremoto. Percorrendo l’allestimento della mostra, si arriva in una sala appositamente realizzata dove si vivrà una realtà aumentata”, si parteciperà e si assisterà, “sicuramente emozionandosi” alla tragica notte del 28 dicembre 1908. Visitando la mostra, abbiamo percepito una fortissima commozione soffermandoci ad ammirare, in religioso silenzio, alcune “statue mutiliate” accatastate volutamente l’una sull’altra, testimonianza della tangibile “distruzione” soprattutto umana, che ha lasciato il terremoto.

Osservando una piccola statua abbiamo notato che nella schiena, era inciso un numero di catalogo. Un tragico ricordo ha pervaso la nostra mente, la tragedia della shoah e dello sterminio di ebrei, polacchi, zingari, omosessuali, effettuato dal regime nazista. Nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, i prigionieri venivano segnati, imprimendo nel loro corpo un numero identificativo, un tatuaggio in quanto si voleva cancellare la loro appartenenza, la loro identità di popolo.

Quella piccola statua con un “numero impresso” ci ha fatto capire che, nonostante il terremoto abbia cancellato un’intera comunità, non è riuscito a privare tutta la cittadinanza, della storia e dell’identità di una città come Messina. Presenti alla cerimonia inaugurale della mostra “1908 CittàMuseoCittà”, l’assessore regionale ai beni Culturali e all’identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato, l’assessora al Turismo, Sport e Spettacolo, Elvira Amata ed il deputato regionale del M5S Antonio De Luca promotore della legge e dei due finanziamenti, il primo di 250 mila euro ed il secondo di 50 mila euro a favore della “giornata della memoria del terremoto di Messina del 1908”. La mostra “1908 CittàMuseoCittà” è stata realizzata in collaborazione con Capitale Cultura / ArtGlass. Da martedì 28 novembre apertura al pubblico.

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