mercoledì, Dicembre 11, 2024

Donna di Capo d’Orlando partorisce all’ospedale di Patti e rischia di morire per setticemia, la Procura apre un fascicolo

Marta Merlino e Giuseppe Casella

Lotta da giorni fra la vita e la morte Marta Merlino, 36 anni, la donna trasferita d’urgenza all’ospedale Cannizzaro di Catania per uno shock settico dopo aver partorito una bambina nell’ospedale di Patti l’11 gennaio 2023.

A denunciare l’accaduto è l’avvocato Massimiliano Fabio, il legale che assiste il compagno e la madre della 36enne.

Alla donna, originaria di Capo d’Orlando e residente a Gliaca di Piraino, si erano “rotte le acque” la mattina del 9 gennaio ed era stata accompagnata dal compagno, al pronto soccorso dell’ospedale di Patti.

Dal momento del ricovero la donna, giunta in ospedale con le membrane rotte, ha partorito solo due giorni dopo, l’11 gennaio, quando i medici, riscontrando l’assenza di contrazioni e stante l’esito negativo della somministrazione di farmaci che potessero indurre la gestante a raggiungere le condizioni utili al parto, hanno deciso di intervenire con un parto cesareo.

La donna, quindi, nonostante fosse giunta al pronto soccorso di Patti già in una condizione di Prom (la rottura delle membrane prima del travaglio), con conseguente maggiore rischio di infezioni, è stata sottoposta all’intervento di taglio cesareo dopo oltre 56 ore di travaglio. Il tutto senza che nessuno dei suoi congiunti potesse assisterla (la signora è affetta da ipoacusia neurosensoriale ed ha un impianto cocleare).

Dopo la nascita della bambina, avvenuta alle 16.38 dell’11 gennaio 2023, la situazione è precipitata progressivamente. Da quel momento, secondo quanto certifica il legale, i familiari hanno potuto accedere al reparto in cui la donna era ricoverata e si sono subito accorti che qualcosa non andava: aveva la febbre, forti dolori all’addome, difficoltà a respirare, senso di nausea.

Una condizione che si è acutizzata nella notte fra il 12 e il 13 gennaio quando lo stato di salute della signora è peggiorato visibilmente. I medici, però, hanno sempre rassicurato la paziente sostenendo che fosse tutto nella norma per una donna sottoposta a un parto cesareo.

Solo nella tarda mattinata del 13 gennaio è stato comunicato ai parenti che era stata riscontrata la presenza di un’infezione nella paziente per la quale le sarebbero stati somministrati degli antibiotici, ma alle 15.30 dello stesso giorno è stata trasferita d’urgenza all’ospedale Cannizzaro di Catania dove le è stato riscontrato uno stato di setticemia avanzata (shock settico) ed è stata sottoposta a un intervento chirurgico per l’estrazione di un ingente quantità di liquido infetto.

Ad oggi, la donna è ricoverata in prognosi riservata nel Reparto di Terapia Intensiva post operatoria. La bambina, invece, dopo la somministrazione di antibiotici è stata dimessa dall’ospedale di Patti il 29 gennaio.

I familiari della donna hanno presentato un esposto-denuncia alla procura di Patti per chiedere che si faccia chiarezza sulle varie fasi del ricovero della loro congiunta nell’ospedale di Patti e si accerti se si siano verificate delle situazioni di negligenza da parte del personale sanitario del presidio ospedaliero.

“In questo momento l’unica cosa che voglio è giustizia – dice il compagno Giuseppe Casella per lei e per mia figlia che è stata privata della mamma fino ad oggi. Quando è entrata al pronto soccorso di Patti non l’ho vista per due giorni. In ospedale si sono comportati in una maniera indecente e, quando mi è stato concesso di vederla dopo la nascita della bambina, era impaurita, scoraggiata, magra, con la febbre e gli occhi pesti. Ci dicevano che era normale perché aveva subìto il cesareo, ma noi vedevamo che andava sempre peggio. Loro, però, hanno ignorato il nostro richiamo d’aiuto e si sono accorti solo dopo due giorni dal parto che ormai era in gravi condizioni”.

“Abbiamo presentato una querela denuncia alla procura della Repubblica di Patti – dichiara l’avvocato Massimiliano Fabio -, abbiamo chiesto il sequestro delle cartelle cliniche relative ai giorni in cui la signora è stata ricoverata nell’Ospedale di Patti, sappiamo che le indagini sono state avviate e a giorni nomineremo un nostro consulente. Secondo la nostra tesi ci sono evidenti profili di responsabilità da parte dei sanitari dell’Ospedale di Patti, sia nel ritardo del parto che nella gestione della paziente e nella cura della setticemia che è degenerata. Ci pare assurdo che nel 2023, in condizioni di salute ottimali, si possa ancora rischiare la vita per un parto”.

Facebook
Twitter
WhatsApp