domenica, Aprile 28, 2024

Sant’Agata di Militello – Tentarono di rubare gioielli dalla teca della Madonna in ospedale. Arrestate 3 persone

1 17 nov 2022

Nelle prime ore del mattino, tre persone sono state arrestate dagli Agenti del Commissariato di Sant’Agata Militello e del Commissariato di Canicattì, perché ritenute gravemente indiziate del delitto di tentata rapina aggravata.

Un uomo e due donne, tutti originari di Canicattì, sono state poste agli arresti domiciliari. Il provvedimento cautelare è stato emesso dal GIP del Tribunale di Patti, su richiesta della locale Procura.

I fatti risalgono al 28 aprile 2021, quando ci fu un tentativo di rapina all’interno dell’ospedale di Sant’Agata di Militello.

In quella occasione le due donne avevano tentato di impossessarsi di numerosi gioielli in oro (collanine, bracciali, anelli) e di denaro contante, per un valore complessivo di oltre diecimila euro. I gioielli erano collocati per devozione all’interno di una teca di una statua della Madonna, posta all’interno del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale santagatese.

I monili in oro ed il denaro erano stati collocati sulla statua sacra, nel corso del tempo, ad opera dei degenti e dei loro familiari, a titolo di devozione religiosa.

Le due donne indossando parrucche, copricapo e mascherine di protezione, avevano fatto ingresso nel reparto e, una volta individuata la teca, avevano puntato una pistola giocattolo modificata nei confronti di un’operatrice sanitaria, forzandola ad aprile la teca.

Soltanto la ferma reazione della sanitaria aveva fatto desistere dall’intento le due donne, che si sono date rapidamente alla fuga, utilizzando un’autovettura in precedenza presa a noleggio.

Le indagini hanno dimostrato non solo come l’intera azione fosse stata ideata nei minimi particolari, ma anche come le due donne avessero beneficiato della complicità di un operatore sanitario in servizio presso lo stesso ospedale, che svolto il ruolo di “palo” e di informatore.

L’indagine si è sviluppata per circa quattro mesi, concretizzandosi nell’ascolto di numerosi testimoni, nell’analisi di immagini di sistemi videosorveglianza, di tracciati satellitari GPS, di movimentazione bancaria su carte di credito e in ricognizioni fotografiche, permettendo infine di risalire agli autori del grave atto sacrilego.

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