giovedì, Maggio 9, 2024

Elezioni Regionali – I sondaggi premiano De Luca, al secondo posto per Ipsos. Primo Schifani

candidati presidenza regione sicilia

Scendono da sette a sei i candidati alla presidenza della Regione. Con una sentenza emessa ieri la prima sezione del Tar di di Palermo ha giudicato inammissibile il ricorso proposto da Italia Sovrana e Popolare. Una decisione che mette fuori gioco Fabio Maggiore, candidato governatore per la regione.

Intanto un nuovo sondaggio, pubblicato dal Corriere della Sera, condotto tra gli elettori siciliani da parte di Ipsos porta a qualche sorpresa.

Schifani è in testa con il 28,7% dei voti validi, ma al secondo posto troviamo proprio Cateno De Luca con il 23,5%. Seguono Chinnici, 22,1%, e Di Paola, 19,5%. Più staccati Armao 4,6% e gli altri candidati. De Luca gode di una notorietà anche maggiore rispetto all’ex presidente del senato(l’81% dei siciliani lo conosce almeno per sentito dire, contro il 71% di Schifani).

A questo primato, De Luca associa un buon gradimento complessivo, raccogliendo discreti giudici anche fuori dal suo elettorato. C’è poi l’analisi delle risposte dei siciliani relativamente al voto per le liste, in considerazione del fatto che per le Regionali è possibile il voto disgiunto (ovvero votare un candidato all’Ars ed un candidato alla Presidenza di schieramenti diversi).

Anche in questo caso la sorpresa è De Luca, con la lista “De Luca sindaco di Sicilia” che arriverebbe al 18,7% seguito ad un soffio dal M5S (18,4%). In corsa per il terzo/quarto posto Fratelli d’Italia (15,6%) e Pd (15,5%).

Infine i pronostici degli elettori sull’esito delle Regionali, o quantomeno su chi sarà il prossimo presidente della Regione.

Secondo gli intervistati De Luca sembra essere favorito (dal 22% degli elettori)  su Schifani (18%) e Chinnici (8%), mentre solo chance marginali vengono attribuite a Di Paola (ma 1 elettore su 2 ancora non si sbilancia).

La partita sembra quindi aperta a più esiti possibili. I siciliani vanno al voto in un fase delicata dal punto di vista sociale ed economico. Anche il fenomeno del voto “di protesta” che nel 2018 ha premiato ampiamente il M5S, si appresta a giocare un ruolo non secondario.

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