giovedì, Aprile 18, 2024

Paternò, sequestrati beni per 300mila euro alla famiglia Assinnata

inchino sequestro assinnata 4

Su richiesta della locale Procura Distrettuale, il Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione – ha emesso un decreto di sequestro beni riconducibili a Salvatore Assinnata, 49enne originario di Catania ed ai suoi familiari.

Il provvedimento in questione è stato notificato dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catania e mira a colpire un patrimonio che, sulla base degli accertamenti svolti dai militari, stante la sproporzione tra il valore dei beni e la capacità reddituale e l’assenza della necessaria copertura economica/finanziaria, sarebbe stato acquisito con proventi derivanti da attività illecita svolta dall’Assinnata, soggetto di elevatissimo spessore criminale, ritenuto affiliato al “gruppo di Paternò” della famiglia di Cosa Nostra etnea “Santapaola-Ercolano” all’interno del quale avrebbe ricoperto incarichi di vertice.

Il suo ruolo di spicco e il prosieguo dell’appartenenza al clan mafioso di Paternò di Salvatore Assinnata risulterebbero confermati atteso che lo stesso, anche dal carcere di Asti, dove è stato detenuto, avrebbe continuato ad impartire ordini, direttive e a muovere contestazioni al figlio primogenito.

Particolarmente significativo è il biasimo da parte del proposto, al comportamento del figlio nel 2015, in occasione dei festeggiamenti della festa patronale a Paternò, quando era stato fatto un doppio “inchino” con la statua di Santa Barbara sulle note de “Il Padrino”, dinnanzi all’abitazione della famiglia. La riconducibilità della figura dell’Assinnata quale elemento direttivo del gruppo di Paternò è riferita a vario titolo anche da alcuni collaboratori di giustizia.

Dalle valutazioni economiche, in particolare, è emerso che, almeno dal 2008 ad oggi, l’Assinnata ed il nucleo familiare di appartenenza hanno tratto i propri mezzi di sostentamento da redditi di provenienza illecita (grave è risultata la sperequazione reddituale), mentre la “pericolosità sociale” del predetto – sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, per la durata di quattro anni, con obbligo di soggiorno – si è manifestata nel corso di tutta la sua storia criminale, come si evince dalle numerose condanne irrevocabili collezionate, quattro delle quali (per fatti commessi nel 1991, nel 2003, fino al maggio 2006 e dal marzo 2012 al settembre 2013),  per associazione di tipo mafioso ed una per estorsione aggravata (per fatti commessi fino al dicembre 2012).

Da ultimo, Assinnata, tratto in arresto nel marzo 2013 per estorsione aggravata per avere agevolato l’attività dell’associazione mafiosa di appartenenza ed è tornato in libertà, dopo aver scontato 9 anni in carcere per varie condanne (associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata per aver agevolato l’attività mafiosa), lo scorso 10 giugno.

I beni destinatari dell’odierno provvedimento, riconducibili all’Assinata e ai familiari conviventi, ammontano ad un valore complessivo di circa 300.000 euro e riguardano:

  • una bottega ubicata in zona centrale del Comune di Paternò;
  • numerosi terreni ubicati a Paternò;
  • vari rapporti finanziari.
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