sabato, Dicembre 14, 2024

Patti Marina, il ficus non c'è più, la denuncia di "Italia Nostra"

Perchè è stato tagliato il maestoso ficus che da lungo tempo era localizzato in via Agrigento, nella piazzetta Largo Pioppo a Patti Marina? Era diventato da anni parte integrante del paesaggio ed ora è stato abbattuto.
Le osservazioni sono del presidio Nebrodi e della sezione territoriale di “Italia Nostra” che considerano grave e immotivato il taglio di quell’albero. La pianta con la sua rigogliosa chioma caratterizzava quell’angolo di paese, creando uno scorcio paesaggistico di particolare bellezza. “Il taglio è stato effettuato da una ditta privata incaricata  dal proprietario, su intimazione, a quanto pare, del comune di Patti, per cui la nostra associazione chiede di conoscere sulla base di quali motivazioni è stato deciso la radicale capitozzatura dell’albero, se è stata emanata apposita ordinanza sindacale e se tali motivazioni sono state supportate dalla perizia di un agronomo o di un esperto botanico che ne abbia giustificato il taglio.” Anche se fossero esistiti motivi di sicurezza ha ribadito ancora l’associazione, sarebbe bastato potarlo, sfoltendone i rami e non abbatterlo tagliandolo fino alla base e decretandone la fine. “Italia Nostra” ha evidenziato inoltre come l’albero di ficus abbattuto (nella foto sotto prima che lo tagliassero)blank
si poggiasse sull’ultima  fornace ancora esistente a Patti Marina, integrandosi quasi interamente con la sua chioma; quell’edificio, in grave stato di degrado, è l’ultima preziosa testimonianza di una schiera di fornaci che un tempo si susseguivano le une alle altre lungo tutta la via Luca della Robbia e che sono state abbattute negli anni settanta e ottanta. La fornace , che conserva ancora quasi intatta l’architettura dei forni disposta su due piani secondo le varie fasi della cottura, è stata sottoposta a vincolo con con decreto 3130 del 23 novembre 1985. Si tratta di un esempio di archeologia industriale che sta per scomparire e questo nonostante Patti vanti una tradizione antichissima nell’arte della ceramica, già attiva agli inizi del XVI secolo e a pieno titolo considerato il centro che ebbe la più importante produzione ceramica nella zona nord-orientale della Sicilia con una capillare distribuzione dei manufatti nei paesi che si affacciano nel Mediterraneo centrale. L’edificio, lasciato per decenni nel più completo abbandono, rischia oggi di sgretolarsi seppellendo con sé la sua  preziosa memoria storica. “Italia Nostra” ha lanciato ancora una volta un appello al comune e all’assessorato regionale ai beni culturali  per l’acquisizione e il recupero della fornace con l’obiettivo di  realizzare all’interno, luogo ideale dell’identità e della memoria locale, un Museo della ceramica. “Temiamo che dopo il taglio immotivato del ficus si proceda all’abbattimento dell’immobile a dispregio del vincolo e/o a una trasformazione  che ne snaturi la tipologia e la natura e si appella alla sovrintendenza ai beni culturali, affinché eserciti vigilanza e tutela.”
 

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