I docenti di religione della diocesi di Patti, convocati dal Vescovo, monsignor Guglielmo Giombanco, per il tramite dell’Ufficio Insegnamento Religione Cattolica, diretto da don Antonio Di Bella, si sono ritrovati nel Centro Pastorale “Maria Santissima del Tindari” di Castell’Umberto per un interessante corso di aggiornamento su un tema di pressante attualità quale quello dell’intelligenza artificiale.
Il titolo, “Intelligenza artificiale o intelligenza umana?” è stato sviscerato sotto vari aspetti da alcuni relatori che hanno saputo attirare l’attenzione e la “curiosità” dei partecipanti, di fronte ad una realtà che, a pieno titolo, “entra” pure nei programmi scolastici. Nella sua introduzione, don Antonio Di Bella ha evidenziato la necessità di acquisire “saggezza e coraggio nel mondo che sta cambiando, ma l’intelligenza vera resta quella che nasce dal cuore e dalla nostra fede”.
La professoressa Maria Maisano, docente ordinario del Dipartimento di Scienze Chimiche,
Biologiche, Farmaceutiche ed Ambientali dell’Università di Messina, si è soffermata su
“L’evoluzione dell’intelligenza umana”, cioè “sull’insieme delle facoltà psichiche e mentali che consentono di pensare, comprendere, giudicare, stimolare, elaborare”. In modo magistrale ha “spiegato” il sistema nervoso “modello eccellente, macchina perfetta”, per sottolineare che “l’insegnante deve essere un motivatore che stimoli le reti neurali, accenda la lampadina della curiosità e la alimenti affinchè i ragazzi imparino a usare il sistema nervoso così come è stato meravigliosamente creato”.
Più nel “tecnico” è…sceso Carlo Pedalà, dottorando in Matematica e Scienze Computazionali del Dipartimento di Scienze Matematiche e Informatiche, Scienze Fisiche e Scienze della Terra sempre dell’ateneo messinese, che ha incentrato l’attenzione su “Cosa rende intelligente una macchina? Introduzione all’I.A. ed LLM”.
Dopo un breve excursus storico, Pedalà ha evidenziato che “anche la macchina impara dagli imput che le vengono forniti e crea da sé le regole, per cui la domanda di fondo non è più “Come pensare ?”, bensì “Come imparare dai dati ?” I modelli stanno diventando sempre più veloci, precisi, ma dipendono sempre dalla qualità dell’imput fornito (prompt), per cui l’intenzionalità dipende dall’utente e non dal modello. Porre un buona domanda, spesso è più importante della risposta stessa”.
“L’uso consapevole – ha proseguito – richiede supervisione, interpretazione critica e verifica delle fonti”. “L’IA – ha concluso – non può, quindi, sostituire l’intelligenza umana, ma la amplifica”. Su “I.A.: opportunità ed illusioni” si è soffermato il professore Giovanni Cangemi, docente di Informatica, Sistemi e Reti, Tecnologia e Progettazione si Sistemi Informatici e Telecomunicazioni dell’Itis “Torricelli” di Sant’Agata Militello.
In particolare, ha posto l’attenzione sulle questioni antropologiche ed etiche sollevate dall’intelligenza artificiale, in un’epoca di crisi di verità “in cui l’immagine è artificiale ma i danni sono reali, con il rischio della manipolazione che rende la società indifferente alla verità”. “Se la sfiducia avanza – ha rimarcato -, la società crolla, per cui sono sempre necessari vigilanza, spirito critico, conoscenza solida, prudenza, discernimento”.
“L’intelligenza umana – ha evidenziato ancora – non può essere ridotta solo a qualcosa di
funzionale; essa è relazionalità, apertura alla verità e al bene”. Nell’omelia durante la celebrazione della messa, il Vescovo ha messo in guardia dalla “tentazione di restare rigidamente chiusi in determinati schemi. La Parola di Dio ci chiede sempre un dialogo
tra fede e scienza, promuovendo la persona e senza avere la pretesa di conoscere una verità assoluta”.
Entrando nello specifico degli insegnanti di Religione, monsignor Giombanco ha ribadito
che “più che le parole è l’esempio della vita che attrae, attraverso la testimonianza, la coerenza, la fedeltà. Così si aiuteranno i ragazzi e i giovani a crescere nella loro umanità, a capire la bellezza della loro vita e a scoprire in essa la presenza di Cristo. Avere chiara al meta rende più semplice fruttuoso il cammino”.
“Chi ha la fede – ha concluso il Vescovo – ha una proposta che può aiutare a
riscoprire l’uomo completo, perché ricco di interiorità. E’ necessario accompagnare la crescita e lasciarsi accompagnare da coloro con cui si condivide il cammino, per scoprire nuove strade e nuove ragioni di vita. Come sottolineava Papa Francesco occorre confrontarsi più che con i problemi con le sfide”.
A conclusione dei lavori, don Antonio Di Bella ha presentato “Antiqua et nova”, la nota sul
rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana del Dicastero per la Dottrina della Fede e del Dicastero per la Cultura e l’Educazione. Ha rimarcato come l’I.A. abbia implicanza nel mondo del lavoro, della sanità, dell’educazione, ha messo in risalto il rischio di “essere connessi con il mondo ma sconnessi con la vita reale”, la necessità di un impegno comune “perché ogni cosa sia messa al suo posto, con al centro sempre la dignità dell’uomo” e di un controllo sull’uso che le giovani generazioni fanno delle “tecniche moderne”, “puntando sempre alla ricerca el vero e del bene”.
Alla fine è stata “salutata” la professoressa Giuseppina Sidoti di Oliveri, che andrà in pensione.