Non solo un grande imprenditore, un’icona della moda che, insieme al fratello Gianni e alla sorella Donatella, hanno rappresentato il Made in Italy in tutto il mondo, questo è Santo Versace che, ama definirsi come un uomo che ha vissuto quattro vite.
Nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Messina che l’ha visto studente e poi laureato in Economia, Santo Versace ha ricevuto il Dottorato di Ricerca Honoris Causa in “Economics, Management and Statistics”.
Un riconoscimento, un attestato di grande stima che l’ateneo peloritano ha voluto conferire ad un uomo che, insieme ai suoi fratelli, ha rappresentato lo stile, il business e il sociale in tutto il pianeta. Il Dottorato honoris causa ad una persona che si è distinta per l’eccellenza del loro operato nel campo professionale.
Santo Versace ha mostrato una particolare emozione quando la Rettrice Giovanna Spatari ha consegnato il tocco, simbolo della dignità dottorale.
La Rettrice ha ringraziato i colleghi del Dottorato di Ricerca in Economics, Management and Statistics “per aver voluto conferire al dott. Versace un riconoscimento meritatissimo per la grande capacità dimostrata in campo imprenditoriale con l’esportazione del made in Italy e per la grande leadership civile manifestata con l’impegno a favore dei più fragili”.
È stato Augusto D’Amico, ordinario di Economia e Gestione delle Imprese a pronunciare la Laudatio. Parlando di Versace, D’Amico “ha voluto sottolineare come l’imprenditore reggino, abbia sempre sostenuto che la realizzazione di un profitto, ancora più enfatizzato quando si parla del mondo del lusso, non è solo un fattore di numeri, di economia ma, anche di relazioni soprattutto con le persone che si trovano in una condizione di disagio”.
Insieme alla moglie Francesca De Stefani, ha proseguito D’Amico, “ha dato vita alla Fondazione Santo Versace, per sostenere persone che vivono in una condizione di fragilità e di disagio sociale”.
Con la Rettrice Giovanna Spatari, Gustavo Barresi, Direttore del Dipartimento di Economia, Fabrizio Cesaroni, Coordinatore del Dottorato e Pietro Nuccio, Direttore Generale dell’Università e il Senato Accademico. “Dal Superfluo all’Essenziale. Riscoprire il lusso italiano come strumento di innovazione armonica e inclusione” è stato il tema della lectio doctoralis di Santo Versace che ha preferito esporre a braccio, piuttosto che leggere quanto aveva preparato.
Ai giovani, Versaci “ha raccomandato di non perdere mai la capacità di sognare, trasferendo l’amore per tutto quello che vogliono realizzare in elementi concreti e di grande impegno”. Ancora, Santo Versace ha affermato che “l’università è un periodo straordinario perché ti permette, in piena libertà, di pensare al futuro, al lavoro”. Ricorda gli anni in cui frequentava la facoltà di economia nell’ateo messinese; “tre volte la settimana prendeva il traghetto per partecipare alle lezioni e, con il vento in faccia, guardava la Sicilia pensando in positivo al futuro”.
I soldi si realizzano se ci si impegna, se si lavora cercando di andare oltre i sogni. L’Azienda Versace, ha detto l’imprenditore reggino, “ha segnato la storia del Made in Italy; insieme a Gianfranco Ferre ed altri grandi stilisti, si è lavorato per fare qualcosa di importante per il nostro paese”. Con la moda, con il designer, ha comunicato Santo Versace, “l’Italia è diventato il paese più invidiato al mondo”.
Rivolgendosi poi ai politici ha voluto dire loro che “la politica, così come la religione, dovrebbe avere come obiettivo il bene comune, quello di lavorare per gli altri; la politica può e dev’essere la più grande forma di solidarietà”. Santo Versace ha voluto ricordare che insieme a Gianni, a Donatella e alla moglie Francesca, “il mantra che ha distinto la loro attività è stato la dignità del lavoro, il rapporto con le persone, l’impegno sociale”.
Santo Versace è stato Presidente e Fondatore di Altagamma (Associazione delle Imprese Italiane di Alta Gamma), nata nel 1992 per riunire e promuovere le aziende italiane d’eccellenza nel settore del lusso. Nel 2019 ha ricevuto il premio nazionale “Toson d’oro di Vespasiano Gonzaga”; nel 2021, ha ricevuto da African Fashion Gate e dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziali (Unar), il premio “La moda veste la pace per la sua attività nel sociale e in particolare contro le discriminazioni”.
La Fondazione Santo Versace nata nel 2021, ha trasposto la visione etica d’impresa in azioni concrete a beneficio delle persone più fragili. Per questo motivo, Versace ha parlato del progetto “Abbracci in Libertà”, rivolto alle donne che si trovano in condizione di detenzione presso il carcere di Bollate, per realizzare un ambiente accogliente in modo che potessero accogliere e trascorrere del tempo con i propri figli; ed ancora, il progetto “Il Miracolo della vita”, realizzato nella baraccopoli di Kibera a Nairobi per creare un rifugio stabile in favore delle giovani madri senza fissa dimora.
Un amore smisurato, soprattutto della moglie Francesca, per le madri nonostante lei non sia diventata madre ma, ha fatto propri, tutti i figli delle donne in difficoltà che sono state aiutate dalla Fondazione.
Ultima considerazione Santo Versace l’ha rivolta all’Università di Messina, un ateneo prestigioso frutto della preparazione e della professionalità di tutto il corpo decente; “le lauree non si regalano, bisogna trasferire studio ed impegno, solo così i giovani potranno ritagliarsi uno spazio importante nella società”.