Violenze e intimidazioni, messaggi ricattatori con la minaccia di diffondere immagini intime della vittima, pedinamenti e appostamenti sia nei confronti della ex compagna che di coloro che avrebbero potuto avere un contatto con la stessa, anche in presenza della figlia minore della coppia. Ma anche dichiarazioni diffamatorie presso enti pubblici e privati, con false accuse, nei confronti della donna e di un uomo ritenuto vicino alla ex, che sarebbe stato vittima di una vera e propria aggressione.
Queste le accuse della Procura della Repubblica di Patti, a carico di un uomo residente in un piccolo comune dell’hinterland tirrenico-nebroideo imputato di stalking aggravato, diffamazione e rapina aggravata. Il Tribunale di Patti, Presidente Monica Marino, a latere Eleonora Vona e Giovanna Ceccon, nella giornata di ieri ha condannato l’imputato a 4 anni di reclusione, 920 euro di multa, oltre al pagamento delle spese processuali ed interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. A carico dell’imputato anche il risarcimento del danno, già determinato in via equitativa, nei confronti delle parti civili costituite: 10.000 per la ex compagna, assistita dall’avvocato Maria Sinagra, e 2.500 euro per l’uomo aggredito, rappresentato dall’avvocato Alessandro Pruiti. Condanna, infine, anche al pagamento delle spese di costituzione e difesa sostenute dalle parti civili, per un valore complessivo di oltre 2.700 euro.
Le persecuzioni sarebbero iniziate nel 2022, quando la donna fu allontanata da casa insieme alla figlia minore, dallo stesso imputato. L’uomo, che da sempre sarebbe stato ossessionato dalla gelosia, manifestata con insulti e accuse di tradimenti alla compagna anche durante la convivenza, non avrebbe accettato la fine della relazione. Per mesi avrebbe pedinato e minacciato la ex, anche di diffondere video che la ritraevano in atteggiamenti intimi, registrati durante la convivenza, rendendole la vita impossibile, con atteggiamenti violenti e manipolatori. Lo stalking si sarebbe poi riversato anche contro un uomo, che con la donna intratteneva contatti per motivi lavorativi e non sentimentali, e sospettato dall’imputato di esserne, invece, l’amante. Per questo motivo anche il conoscente della vittima sarebbe divenuto oggetto di appostamenti, pedinamenti, minacce e insulti. Insieme alla donna sarebbero stati anche oggetto di diffamazione. Fino ad un episodio in cui il malcapitato sarebbe stato aggredito con un oggetto di ferro e poi derubato di smartphone e chiavi di casa. Per questo episodio, la Procura aveva contestato il reato di rapina aggravata, sebbene la corte, come specificato in sentenza, abbia ritenuto, prevalente la circostanza attenuante per il tenue valore dei beni sottratti, sull’aggravante di averli rubati usando violenza con un oggetto di ferro.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 90 giorni.