Libertà di stampa e pluralità dell’informazione rappresentano i pilastri fondamentali di una democrazia sana e funzionante. In un contesto in cui le opinioni e le idee si confrontano, la diversità delle fonti informative consente ai cittadini di formarsi un pensiero consapevole e critico.
Chi scrive è ancora legato all’eticità del giornalismo soprattutto, in un periodo storico in cui il panorama dell’informazione è diventato un vero e proprio labirinto, una Babilonia in cui le voci si sovrappongono e si confondono. In questo contesto, il giornalismo tradizionale si trova a dover affrontare sfide senza precedenti, ma al contempo, ha l’opportunità di riaffermare il proprio valore, di svolgere un ruolo cruciale nell’informare, educare e stimolare il dibattito pubblico, mantenendo sempre un alto standard di qualità.
A volte, certi gruppi editoriali riescono a “modificare” il ruolo dell’informazione legandolo ad interessi di “cordata” facendo perdere quell’elemento fondamentale di essere “faro di verità e integrità”. Senza voler assumere posizioni, lo scontro venuto fuori in conferenza stampa organizzata dal movimento politico Sud chiama Nord, ha messo in evidenza una contrapposizione di posizioni ideologiche che non toccavano l’interesse di tutta l’altra parte di stampa fuori da questa diatriba. È anche vero che una società democratica deve garantire la pluralità dell’informazione in quanto ogni voce gioca un ruolo importante per alimentare il dialogo e trovare le soluzioni migliori nell’interesse comune.
Cateno De Luca, “ha denunciato con forza che non accetterà mai “lezioni di moralità” da gruppi editoriali che in questi anni, hanno cercato di monopolizzare l’informazione forti anche dagli ingenti contributi che lo Stato assegna all’editoria”. Per il leader di Sud Chiama Nord, “anche il più piccolo giornale online dovrebbe ricevere un sostegno economico dallo Stato, proprio per riuscire a garantire la pluralità dell’informazione”.
Opinione condivisibile se fosse disciplinata da un regolamento che disponga l’accesso ai contributi, attraverso un disciplinare che tenga soprattutto conto della veridicità delle notizie pubblicate.
Una conferenza stampa iniziata con i chiarimenti da parte di Giuseppe Lombardo, “circa l’utilizzo del Salone delle Bandiere da parte del movimento politico Sud chiama Nord, soprattutto per smentire certe notizie di stampa secondo le quali, il partito di Cateno De Luca beneficerebbe di una corsia preferenziale considerati i rapporti che lo legano al Sindaco Federico Basile”.
Giuseppe Lombardo, carte alla mano, “ha affermato che il movimento politico Sud chiama Nord, ha presentato regolare istanza di utilizzo della Sala, in virtù del regolamento approvato l’11/10/2022, all’unanimità, da 27 consiglieri comunali”. I luoghi e le sale comunali, ha concluso Lombardo, “possono essere assegnate gratuitamente ai partiti presenti sia in consiglio comunale che nei parlamenti regionali e nazionali, senza alcun privilegio particolare”.
È toccato poi al coordinatore regionale di Sud chiama Nord, Danilo Lo Giudice “illustrare ed elencare i 40 emendamenti, non 140 come pubblicato da diversi organi di stampa, compreso il quotidiano cartaceo messinese che, collegavano questi emendamenti ad una forma di “mancia” pubblica utile per finanziare attività private, feste e quant’altro collegato all’attività del movimento politico”.
Quaranta ha più volte ribadito Danilo Lo Giudice “di cui solo tre riguardanti attività ludiche mentre gli altri trentasette, tutti riferiti ad interventi per l’interesse pubblico sia di comuni che di cittadini”. Un lavoro quindi, a detta del coordinatore regionale di Sud chiama Nord, “connesso con il mandato elettorale ricevuto, volto soprattutto a valorizzare e salvaguardare il territorio”.
Poi, il colpo di scena: come nella più classiche commedie dell’arte, è stato tolto il velo al personaggio misterioso anzi, a due soggetti, che diciamolo francamente, erano conosciuti da quasi tutti, ma che per qualche motivo dovevano rimanere ancora nell’ombra. Il famoso “Uomo 56” in effetti era le due facce della stessa medaglia: Danilo Lo Giudice & Cateno De Luca. Le uniche persone, come ribadito da Cateno De Luca, “autorizzate da Sud chiama Nord, a discutere e dialogare con il presidente dell’ARS Gaetano Galvagno proprio sulla liceità degli emendamenti”.
Cateno De Luca “ha voluto mostrare un messaggio partito da Roma il 30 giugno in seguito al quale, secondo l’esponente politico, “tre giorni dopo, il 3 luglio, “è cominciato il massacro mediatico nei suoi confronti e del partito”. Un’operazione, ha affermato De Luca “che evidenzia il carattere di scientificità dell’operazione, probabilmente studiata a tavolino, per delegittimare l’operato e il ruolo di Sud chiama Nord a favore di qualche potere forte”. A fronte di tutto ciò, Cateno De Luca “ha comunicato che Sud chiama Nord ha depositato querela”.
In ordine poi agli emendamenti, il leader di Sud chiama Nord, “ha ricordato che ogni deputato ha il diritto di presentare emendamenti e, secondo la prassi, questi, confluiscono nel maxi-emendamento votato all’unanimità dall’aula”. Infine, per quanto riferito da alcune testate giornalistiche circa le donazioni ai partiti, De Luca “ha mostrato alcuni elenchi nei quali si evidenzia che ogni partito, di destra, sinistra, centro, etc., ha ricevuto donazioni soprattutto da privati, ditte ed enti”.
De Luca ha concluso il suo intervento affermando che “non accetta intimidazioni”; la querela presentata, se dovesse andare a buon fine e, portare qualche euro di risarcimento, verrà destinato per finanziare il partito”.
Ed ancora Cateno De Luca ha gridato a gran voce che “nessuna lezione di moralità, può venire da certi gruppi editoriali che, negli anni, hanno cercato di monopolizzare l’informazione grazia anche ai notevoli contributi ricevuti dallo Stato”.
Servizio curato da Salvo Saccà e Dalila Grimaldi