Non ci sarà proroga delle indagini. Così avrebbe deciso il GIP del Tribunale di Civitavecchia in relazione all’inchiesta a carico di Maria Giuseppa Scarpulla, 55 anni, meglio conosciuta come Gisella Cardia, la veggente di Trevignano Romano e del marito, Giovanni Cardia. La donna, nata nel nisseno, ma originaria di Patti, si è stabilita a Trevignano intorno al 2016 dopo il fallimento della sua azienda, per il quale era già finita nei guai con la giustizia. Nel 2023, infatti, fu condannata a 2 anni di reclusione, pena sospesa, insieme ad altre 3 persone. La Scarpulla era rappresentante della Majolica Italiana, coinvolta nel crack della nota azienda pattese “Caleca”.
Sarà a Trevignano che la donna si farà chiamare Gisella Cardia, usando ilcognome del marito e comincerà a sostenere, dopo un viaggio a Medjugorje, dove acquista una statuetta della Vergine, di ricevere il giorno 3 di ogni mese la visita della Madonna. La “veggente” attrae molti fedeli, in particolare su un terreno acquistato da lei stessa e dal marito, dove inizia un vero e proprio culto mariano. Nasce anche una fondazione alla quale arrivano diverse donazioni spontanee in denaro. La questione diventa sempre più clamorosa, soprattutto quando la veggente sosterrà che la statua lacrima sangue e parlerà di miracoli, come la moltiplicazione di pizza e gnocchi. Sulla vicenda interviene la Curia. Il vescovo della diocesi di Civita Castellana monsignor Marco Salvi, istituisce Commissione: un teologo, un mariologo, uno psicologo, un canonista ed un esorcista, devono indagare per comprendere se gli eventi abbiano carattere soprannaturale. Nel marzo dello scorso anno il vescovo annuncia ufficialmente che le apparizioni di cui parla la veggente non sono soprannaturali e che sulla collina con vista sul Lago di Bracciano la Madonna non compare.
Ma sulla vicenda indaga anche la procura di Civitavecchia, e lo fa sin dal 2016. Un primo procedimento iscritto per abuso della credulità popolare, viene prima archiviato poi riaperto nel 2023, a seguito di denunce e querele presentate da alcuni ex fedeli. L’indagine, a carico di Gisella e del marito è per truffa in concorso. Nell’ottobre 2024 vengono sequestrati la statuetta della Madonna, che secondo la Scarpulla lacrimerebbe sangue, ed altri oggetti di culto. Una prima analisi stabilisce che il sangue sarebbe della Cardia, ma i difensori della donna sollevano il dubbio che le tracce possano essere miste. Per questo è stato incaricato di ulteriori approfondimenti il genetista Emiliano Giardina, già consulente nel caso di Yara Gambirasio. Per il dottor Giardina, secondo quanto riportato dal quotidiano Repubblica, il Dna sulla statuetta sarebbe di Maria Giuseppa Scarpulla. Il genetista avrebbe analizzato quattro tracce, due sulle guance della statuetta, una sul volto e una sulla veste di un quadro raffigurante il Cristo. Intanto il tribunale di Civitavecchia ha rifiutato la proroga delle indagini, chiesta dalla stessa Procura. Sembra, quindi, che il procedimento possa essere cristallizzato allo stato attuale degli atti.
Sulla questione è intervenuta Solange Marchignoli, l’avvocatessa che rappresenta Gisella Cardia, con una dichiarazione rilasciata all’agenzia Ansa “La difesa della Signora Scarpulla rimane profondamente sconcertata nel rilevare come parte della stampa si senta legittimata a discutere pubblicamente il contenuto di un elaborato peritale tuttora coperto da segreto istruttorio, traendo conclusioni arbitrarie senza che il professor Giardina — autore della perizia — sia stato ancora sentito in udienza sul punto.
In merito al contenuto scientifico, sarebbe stato sufficiente un esame più rigoroso dei dati riportati nella perizia, accompagnato da una conoscenza approfondita della letteratura scientifica di riferimento, per comprendere che, in presenza di una mistura di Dna proveniente da fluidi differenti, non è possibile, né corretto, affermare che il Dna riconducibile all’indagata provenga da sangue. In un contesto così delicato, invitiamo tutti gli attori coinvolti a rispettare il principio di riservatezza e a lasciare che a parlare sia solo e soltanto la scienza” conclude il legale.