sabato, Giugno 7, 2025

Apolide 2.0 – Quando la Burocrazia nega la nascita: il caso di un bambino nato da genitori italiani in Germania, rimasto senza documenti

apolide-696x391-1

Un bambino italiano, nato da genitori italiani, riconosciuto dalle autorità tedesche… ma per l’Italia è apolide. Perché? Perché la macchina burocratica gira a rilento, e intanto la vita aspetta.

La miopia di un governo fa i conti con le logiche più semplici.

Succede in Germania, nel 2025. Una giovane coppia italiana, residente all’estero, accoglie con gioia la nascita del proprio figlio. Tutto è regolare: il piccolo viene registrato presso l’anagrafe tedesca, come previsto dalla legge locale. Eppure, al momento di prepararsi per tornare in Sicilia in vista delle vacanze, la scoperta agghiacciante: il bambino non ha documenti italiani. Nessun passaporto, nessuna carta d’identità. E quindi, nessun volo possibile. Bloccato. Apolide. Invisibile.

Eppure, lo stabilisce chiaramente l’ordinamento italiano: un figlio di cittadini italiani è automaticamente italiano per diritto di sangue (ius sanguinis). Ma il riconoscimento formale non è automatico: serve la trascrizione dell’atto di nascita presso il Comune italiano di riferimento. E qui inizia l’incubo burocratico.

Una macchina lenta, troppo lenta

Il sistema prevede che l’Ufficio Consolare competente invii l’atto di nascita al Comune italiano se i genitori sono iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero). In teoria. Nella pratica, i tempi si allungano, gli uffici tacciono, le comunicazioni si perdono tra email, pec e scrivanie polverose.

I genitori, spaesati, attendono. Contattano gli uffici. Si procurano l’originale cartaceo dell’atto di nascita multilingue, lo spediscono. E aspettano. E intanto il loro bambino resta apolide per la burocrazia italiana, pur avendo due genitori italiani e un’identità anagrafica già registrata in Germania.

 Un volo negato. Una vacanza negata. Un diritto negato.

Perché questo stallo? Perché dietro c’è una normativa sempre più rigida, che nel nome della “lotta alla cittadinanza facile” finisce per colpire gli stessi italiani all’estero. Che ricevono ora questa mail:

“Gentile Signora/e

La ringraziamo per la sua richiesta.

Desideriamo informarla che, a partire dal 24 maggio 2025, la normativa in materia di cittadinanza italiana ha subito delle modifiche. Al momento, tuttavia, siamo ancora in attesa delle istruzioni operative da parte delle autorità competenti in merito alla nuova procedura per la richiesta di cittadinanza italiana per i minori nati all’estero.

Non appena riceveremo indicazioni ufficiali, provvederemo a fornirle tutte le informazioni necessarie.

La invitiamo pertanto a monitorare il nostro sito per eventuali aggiornamenti o a ricontattarci nelle prossime settimane.

Cordiali saluti,

Ufficio cittadinanza”

Nessuna scorciatoia, nessuna flessibilità, nessun documento provvisorio che consenta al piccolo di viaggiare con i propri genitori.

Eppure, basterebbe un atto di buon senso. Una procedura semplificata per i figli di cittadini italiani. Una risposta tempestiva da parte delle istituzioni. Ma sembra che il principio della lentezza valga più del diritto alla cittadinanza.

La soluzione c’è, ma arriva troppo tardi

Solo dopo la trascrizione dell’atto di nascita e l’iscrizione all’AIRE sarà possibile richiedere un passaporto o una carta d’identità italiana. Ma quanto tempo dovrà ancora passare? Quanti bambini italiani dovranno restare apolidi nel limbo burocratico?

APOLIDE 2.0 È UN FALLIMENTO DI STATO

Questa non è solo una storia di carta e timbri. È un segnale d’allarme. È un grido che parte da una culla e arriva dritto al cuore della nostra democrazia: chi nasce figlio di italiani ha diritto alla cittadinanza, subito. Non quando la burocrazia ha tempo.

Il diritto alla cittadinanza non può attendere.

 

Massimo Scaffidi

Facebook
WhatsApp
X