giovedì, Luglio 31, 2025

Referendum Giugno 2025: i quesiti, quando e come si vota. Cosa cambia se vince il Sì

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Domenica 8 e lunedì 9 giugno i cittadini italiani aventi diritto al voto sono chiamati a partecipare ai referendum popolari abrogativi 5 quesiti in materia di disciplina del lavoro e cittadinanza. I seggi saranno aperti domenica 8 giugno dalle ore 7 alle ore 23, e lunedì 9 giugno dalle ore 7 alle ore 15.

Gli aventi diritti al voto potranno decidere se abolire o meno parti di provvedimenti che riguardano la riforma del mercato del lavoro e l’accoglienza-integrazione dei migranti nel nostro Paese. Per essere validi i referendum devono superare il quorum di votanti del 50% più uno del corpo elettorale.

I referendum, indetti con decreti del Presidente della Repubblica 25 marzo 2025 (Gazzetta ufficiale, Serie Generale, n.75 del 31 marzo 2025), sono:

  • «Contratto di lavoro a tutele crescenti – Disciplina dei licenziamenti illegittimi: Abrogazione»: Il primo quesito referendario, stampato su scheda verde, riguarda il cosiddetto Jobs Act e chiede di votare l’abrogazione la parte della legge che contiene la disciplina sui licenziamenti previsti dal contratto a tutele crescenti, introdotto dal governo Renzi. Si chiede, nello specifico, l’abrogazione del decreto legislativo 23 del 2015 che norma le tutele in caso di licenziamento illegittimo per i lavoratori assunti dopo il 7/3/2015 nelle aziende con più di 15 addetti. Se vince il Sì si consentirebbe il reintegro del lavoratore licenziato illegittimamente che, a causa della cancellazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori del 1970 (modificato dalla legge Fornero nel 2012), oggi non ne ha diritto.
  • «Piccole imprese – Licenziamenti e relativa indennità: Abrogazione parziale». Il secondo quesito, stampato su Scheda Arancione, riguarda la cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese. Nelle aziende con meno di 16 dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo, oggi una lavoratrice o un lavoratore può avere al massimo sei mensilità di risarcimento, anche qualora il giudice reputi infondata l’interruzione del rapporto. Se vince il Sì tutti questi limiti verrebbero rimossi e verrà affidata al giudice la possibilità di stabilire liberamente l’ammontare del risarcimento in base alla singola situazione.
  • «Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi». Il quesito referendario, stampato sulla scheda grigia, mira ad abrogare l’articolo 19 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81 che disciplina la durata dei contratti a termine senza causali fino a 12 mesi. Al momento la legge autorizza i datori di lavoro ad assumere con contratti a tempo determinato della durata fino a 24 mesi, ma una motivazione è necessaria solo dai 12 mesi in su. Con un successo del Sì si reintrodurrà la causale per i contratti di lavoro sotto l’anno di periodo.
  • «Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici: Abrogazione» L’ultimo quesito riguardante il lavoro, stampato su scheda rossa, riguarda la responsabilità solidale sulla sicurezza sul lavoro e fa riferimento al cosiddetto Testo unico del 2008.  Il referendum punta all’abrogazione della norma che non permette al lavoratore in subappalto che ha un incidente di chiedere il risarcimento anche all’impresa che ha commissionato l’opera. Votando Sì, si vuole estendere la responsabilità di tutti per infortuni e incidenti del lavoratore, incluse le aziende committenti che quindi potrebbero essere ritenute responsabili per danni legati ai rischi specifici dell’attività appaltata.
  • «Cittadinanza italiana: Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana». Il quinto referendum abrogativo, stampato su scheda gialla, vuole dimezzare da 10 a 5 anni i tempi di residenza legale in Italia utili per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana, ripristinando un requisito introdotto nel 1865 e rimasto invariato fino al 1992. Il quesito chiede la modifica dell’articolo 9 della legge 91 del 1992 con cui è stato innalzato il termine di soggiorno legale ininterrotto in Italia utile per la presentazione della domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni. Se vince il Sì il tempo minimo richiesto si dimezza e lo straniero che risiede legalmente in Italia senza interruzioni da almeno 5 anni può richiedere la cittadinanza italiana.
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