Un territorio vasto e complesso anche dal punto di vista della criminalità organizzata. Questa la fotografia di Messina e provincia che emerge dalla relazione annuale della Direzione Investigativa Antimafia. Data la sua posizione geografica la provincia di Messina rappresenta il crocevia di intensi traffici illeciti.
Nel periodo di riferimento, gli assetti della criminalità organizzata in provincia di Messina non sarebbero cambiati negli ultimi tempi. Pertanto, nella fascia tirrenica risulterebbe attiva la famiglia Barcellonese, compagine appartenente alla matrice cosa nostra che opererebbe, attraverso gruppi e frange come quella dei Mazzarroti e il gruppo di Terme Vigliatore, soprattutto nel settore del traffico di stupefacenti. La famiglia in esame è fortemente radicata sul territorio con spiccate capacità di rigenerazione e riorganizzazione, acquisite nel tempo, anche attraverso la commissione di un rilevante numero di omicidi che, sebbene risalenti soprattutto agli anni ‘90, ancora oggi esercitano una significativa pressione intimidatoria sulla comunità locale.
Nella zona nebroidea, nello specifico a Tortorici e zone contigue, risulterebbe radicata la famiglia Tortoriciana, locale matrice mafiosa suddivisa in due gruppi, Bontempo Scavo e Batanesi. Quest’ultimo gruppo, nel tempo, avrebbe assunto il predominio nella zona, attraverso numerose truffe in danno dell’Unione Europea con il coinvolgimento di professionisti, cosi come confermato dalla recente sentenza di condanna emessa il 5 settembre 2024 dalla Corte di Appello di Messina a conclusione del secondo grado di giudizio del procedimento “Nebrodi”.
Sempre nel quadrante nebroideo agisce la famiglia di Mistretta, compagine criminale legata a cosa nostra, nello specifico al mandamento palermitano di San Mauro Castelverde, che influenzerebbe l’area tra le province di Messina, Palermo ed Enna. Riguardo alla consorteria criminale, un collaboratore di giustizia affermerebbe, nelle dichiarazioni rese e riportate nel provvedimento inerente alla richiamata operazione “Nebrodi 2”, che tale sodalizio, sebbene inserito nel mandamento palermitano, ha mantenuto nel corso degli anni stretti legami con il gruppo dei Batanesi.