domenica, Dicembre 15, 2024

Brolo, la bega sugli sversamenti in mare. Per il giudice civile, Gaetano Scaffidi Lallaro non diffamò il comune

ComuneBrolo

Non ci fu intento diffamatorio e il danno di immagine non è stato effettivamente provato.

Con queste motivazioni, il Tribunale civile di Patti, giudice Gianluca Antonio Peluso, ha rigettato la richiesta di risarcimento danni, avanzata dal comune di Brolo, assistito dagli avvocati Filippo Alioto e Paolo Starvaggi, nei confronti di Gaetano Scaffidi Lallaro, difeso dall’avvocato Alberto Ferraù, per aver recato danno all’immagine del Comune, con un post social su presunti sversamenti fognari nel mare del comune tirrenico.

Il fatti oggetto del contenzioso risalgono al 12 giugno 2020, quando Gaetano Scaffidi Lallaro, che era consigliere comunale di opposizione, pubblicò un post sui social, in cui paventava presunti sversamenti in un tratto di mare della cittadina tirrenica. L’ex consigliere aveva affermato che quella mattina vi erano stati copiosi sversamenti di reflui fognari in mare. Per l’amministrazione locale l’infondatezza di tali affermazioni era stata verificata, sia dagli Agenti della Polizia Municipale e dal personale della Capitaneria di Porto, che dall’Ufficio tecnico comunale, intervenuti nell’immediatezza. Dei sopralluoghi furono poi redatti i verbali.

L’amministrazione comunale brolese accertò che l’acqua riversata in mare era derivata dalla semplice pulitura di un pozzetto appena realizzato nella zona del “moletto”, un intervento che rientrava nei lavori della costruenda condotta di adduzione aggiuntiva. Ritenne, però, lesive e denigratorie le affermazioni esternate da Scaffidi. Per l’amministrazione guidata dal sindaco Laccoto attraverso le parole del post, oltre al danno all’immagine del paese, il consigliere aveva ingenerato allarme sociale ed anche offeso la reputazione del personale in servizio presso il Comune di Brolo ed, in particolare, dei Pubblici Ufficiali che erano intervenuti sul posto, per verificare quanto dallo stesso affermato. L’Ente si era rivolto, quindi, al giudice civile, chiedendo un risarcimento del danno, quantificato in un importo minimo di 60 mila euro.
Il giudice, invece, ha ritenuto la condotta di Scaffidi non lesiva dell’onore e dell’immagine del comune. Infatti, pur partendo da un presupposto errato e cioè che l’acqua del mare fosse contaminata da uno sversamento fognario, per il giudice fu solo dopo i controlli delle autorità che si poté stabilire una causa diversa e non inquinante. Per il Tribunale, quindi, Scaffidi non avrebbe avuto intenti diffamatori. Lo stesso giudice afferma, inoltre, che non sarebbe stata data prova di un danno effettivamente patito dal comune per un ammontare pari o superiore a 60 mila euro.
Con sentenza dello scorso 24 luglio il Tribunale ha rigettato la domanda di risarcimento del danno e anche quella di riparazione pecuniaria per diffamazione a mezzo stampa, poiché le affermazioni incriminate non furono diffuse attraverso un prodotto editoriale. Il comune è stato anche condannato al pagamento delle spese di lite, per complessive 3 mila e 800 euro. Resta, però, da vedere se L’Ente deciderà di impugnare la sentenza.
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