venerdì, Dicembre 13, 2024

Pedopornografia, blitz in tutta Italia. Sequestri e perquisizioni anche in Sicilia

Immagine Polizia Postale
Immagine Polizia Postale

Le perquisizioni personali, locali e sui sistemi informatici, disposte dalla procura distrettuale di Torino nell’ambito dell’operazione Lucignolo della polizia contro la pedopornografia, hanno portato al sequestro di telefonini, tablet, hard disk, pen drive, computer, account email e profili social.

Trovati anche gli account utilizzati dagli indagati per la richiesta del materiale pedopornografico e, custodito sui supporti informatici, un ingente quantitativo di materiale illecito. Le operazioni hanno coinvolto 24 diversi uffici della polizia postale in tutta Italia: Piemonte, Lazio, Lombardia, Liguria, Toscana, Veneto, Puglia, Sicilia, Sardegna, Campania e Calabria.

Come ricorda la polizia, “la prevenzione e il contrasto al fenomeno dello sfruttamento sessuale dei minori online vedono impegnata in prima linea la polizia postale, con attività di monitoraggio sia in ottica preventiva che repressiva. È fondamentale anche segnalare la presenza di contenuti illeciti rinvenuti sul web, al portale della polizia postale e presso gli uffici della polizia postale presenti capillarmente in tutta Italia”.

L’attività, condotta dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica (Cosc) del Piemonte e Valle D’Aosta, con il coordinamento del Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online del Servizio polizia postale, ha visto gli operatori impegnati per diversi mesi in attività sotto copertura per individuare soggetti dediti alla pubblicazione e divulgazione di materiale realizzato attraverso lo sfruttamento di minori di 18 anni.

Con l’utilizzo di accorgimenti tecnici volti al mantenimento dell’anonimato, i criminali scambiavano in rete materiale illecito di diversa natura, che riproduceva anche vere e proprie violenze sessuali, utilizzando un linguaggio “in codice” per non attirare troppo l’attenzione, come ad esempio “Ciao, cerco cucciole” oppure “Hai min?” riferendosi a minori.

La complessa e delicata attività di indagine della polizia postale è durata diversi mesi proprio per consentire agli agenti undercover di accreditarsi presso le comunità pedofile prima del contatto diretto a dare una identità reale alla serie di pseudonimi utilizzati dai soggetti in rete.

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