mercoledì, Maggio 1, 2024

Merì, la Procura cerca ancora la verità sulla morte di Ayman Serti. Due persone indagate per false dichiarazioni a PM

carabinieri barcellona e ayman

Non si sono mai fermate le indagini sulla morte del 16enne di origine marocchina Ayman Serti, avvenuta lo scorso 16 febbraio a Merì in circostanze poco chiare. Il lavoro di investigatori e inquirenti, partito con l’iniziale ipotesi di omicidio volontario, è confluito in un fascicolo aperto per istigazione al suicidio, su cui la Procura guidata da Giuseppe Verzera non ha mai smesso di lavorare.

Al momento due le persone raggiunte da avviso conclusione indagini per l’ipotesi di false dichiarazioni rese al Pubblico Ministero, nell’ambito dell’inchiesta, scattata quando il corpo semicarbonizzato del ragazzo fu scoperto dai carabinieri intorno alle 21:30 di quel 16 febbraio, in un parcheggio nei pressi del campo sportivo. Quella sera il 16enne era uscito di casa per comprare delle pizze, intorno alle 19.30, ordinate in una pizzeria di Merì, senza poi tornare a prenderle, sparendo nel nulla, per poi essere ritrovato morto a distanza di circa 1 ora e mezza dall’ultimo avvistamento, avvenuto proprio vicino la pizzeria. Un buco temporale su cui gli inquirenti hanno focalizzato la loro attenzione. Accanto al suo corpo fu trovata una bottiglia che conteneva liquido infiammabile, il telefonino, i soldi ben riposti, il giubbino non indossato. La primissima impressione degli inquirenti fu quella di un gesto estremo compiuto dal giovane, ma la Procura della Città del Longano predispose approfondimenti e aprì un fascicolo, facendo scattare le indagini, coordinate dal PM Dora Esposito ed affidate ai Carabinieri della compagnia di Barcellona PG, guidati dal capitano Lorenzo Galizia. Il corpo del ragazzo fu sottoposto ad autopsia, mentre furono effettuati tutti i rilievi tecnici del caso e sentiti familiari, amici e persone informate sui fatti, per stabilire la dinamica dell’accaduto e ricostruire le ultime ore di vita del ragazzo. A seguito dei riscontri effettuati, ora, due persone sono finite nei guai per false dichiarazioni al pubblico ministero. Si tratta di un 44enne gestore di un distributore di carburante, dove secondo quanto accertato dai carabinieri Ayman avrebbe preso la benzina poi usata per darsi fuoco. L’uomo a quanto pare nella sua dichiarazione avrebbe negato tale circostanza. L’altro indagato è invece un giovane marocchino, amico di Ayman, che invece non avrebbe detto la verità sui suoi ultimi contatti con Ayman e avrebbe cancellato messaggi e chiamate dal proprio telefono. Una circostanza che non poteva certo sfuggire agli investigatori, dato che proprio sulle ultime chiamate di Ayman si era concentrato il loro lavoro. Nelle ultime settimane al corposo fascicolo dell’indagine si è aggiunta la relazione definitiva del medico legale, Letterio Visalli, dalla quale si evincerebbe che il povero Ayman sarebbe morto per un arresto cardiocircolatorio, dovuto alle gravi lesioni causate dall’ustione. Sul corpo non ci sono segni di armi da taglio o fuoco.

Sulla tragica morte del ragazzo che ha lasciato attonita la comunità di Merì, dove Ayman viveva con la famiglia, la Procura non ha ancora concluso il lavoro. Il fascicolo per istigazione al suicidio resta aperto, almeno finché non potranno essere date risposte certe ai familiari di Ayman che non hanno mai creduto all’ipotesi di un suicidio.

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