Doveva rispondere di maltrattamenti e lesioni personali nei confronti dell’ex moglie ed era stato condannato in primo grado ad un anno ed 8 mesi di reclusione, pena sospesa e anche al pagamento di 15 mila euro a titolo di risarcimento; in secondo grado però il verdetto è stato ribaltato. Così è finita una vicenda giudiziaria iniziata nel 2016 per un imprenditore di Capo d’Orlando, che era stato condannato dal tribunale di Patti.
Presentarono appello i difensori dell’imputato, gli avvocati Giuseppe e Giovanni Tortora, evidenziando la contraddittorietà delle dichiarazioni rese dalla persona offesa, la mancanza di riscontri con quanto dichiarato da altri testimoni, numerose trascrizioni di conversazioni WhatsApp intercorse fra l’imputato e uno dei testimoni, avvenute proprio nel periodo in cui avrebbero avuto luogo i presunti maltrattamenti e che sostanzialmente smentivano in pieno la colpevolezza dell’imputato e infine la non credibilità della dinamica con cui sarebbe stato perpetrato il reato di lesioni.
A seguito dell’udienza del 3 maggio scorso la Corte d’Appello di Messina presieduta da Bruno Sagone ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado, dando seguito alle richieste dei difensori dell’imputato. Assoluzione perché il fatto non sussiste dal reato di maltrattamenti, non luogo a procedere per il reato di lesioni e infine revoca delle statuizioni civili.