sabato, Luglio 27, 2024

Mafia, torna in libertà Gaspare Spatuzza. Da picciotto di Brancaccio alle “Stragi” del ’92 e ’93, a collaboratore di giustizia

spatuzza gaspare 2023

Gaspare Spatuzza, classe 1964, killer di “Cosa Nostra” e collaboratore di giustizia, torna in libertà.

Secondo quanto rivela il Corriere della Sera, Spatuzza, arrestato nel lontano 1997, nell’aprile 2023 aveva chiesto al Tribunale di Sorveglianza di Roma di uscire dal carcere. Dopo il no dei magistrati, il ricorso in cassazione e il si dei giudici ermellini all’annullamento dell’ordinanza di diniego con rinvio al Tribunale di Sorveglianza, la richiesta, con il parere favorevole delle procure antimafia, è stata adesso accolta. Da due settimane il collaboratore di giustizia ha ottenuto la liberazione condizionale, senza più i vincoli della detenzione domiciliare a cui era sottoposto dal 2014. Per cinque anni, dovrà rispettare le prescrizioni del tribunale, come non frequentare pregiudicati o uscire dalla provincia in cui risiederà senza l’autorizzazione della Questura.

Spatuzza, soprannominato “u Tignusu” per la sua calvizie, era affiliato alla famiglia di Brancaccio, all’epoca guidata da Filippo e Giuseppe Graviano. E’ diventato collaboratore di giustizia nel 2008, ad 11 anni dal suo arresto. Nel frattempo era stata già condannato in numerosi procedimenti. Durante la detenzione si è iscritto alla facoltà di Teologia. Il suo pentimento sarebbe arrivato dopo una conversione religiosa che lo ha portato, negli anni, a chiedere perdono alle vittime e impegnarsi in attività di volontariato. Ha anche pregato all’Accademia dei Georgofili, luogo della strage di Firenze del 1993.

Le sue dichiarazioni hanno contribuito a riscrivere la storia delle stragi di Capaci e via D’Amelio, svelando il depistaggio di via d’Amelio e a fare luce sugli attentati del 1993 aMilano, Firenze e Roma. Condannato per 40 omicidi, Spatuzza si è autoaccusato di aver rubato la Fiat 126 impiegata come autobomba in via D’Amelio, dove il 19 luglio 1992 sono morti Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta. È tra gli autori materiali dell’omicidio di Don Pino Puglisi avvenuto ’93 e ha rapito il piccolo Giuseppe Di Matteo per ritorsione contro il padre Santino, che stava collaborando con la giustizia. Tra le sue dichiarazioni ci sono anche quelle che hanno mandato a processo Matteo Messina Denaro per le stragi di Capaci e via D’Amelio, procedimento ancora in corso davanti alla corte d’assise d’appello di Caltanissetta.

 

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