giovedì, Dicembre 12, 2024

Più pensioni che stipendi. Messina in fondo alla classifica della CGIA per lo squilibrio

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Anche se di sole 205 mila unità, a livello nazionale il numero delle pensioni erogate agli italiani (pari a 22 milioni e 759 mila assegni) ha superato la platea costituita dai lavoratori autonomi e dai dipendenti occupati nelle fabbriche, negli uffici e nei negozi (22 milioni 554 mila addetti). I dati sono riferiti al 1° gennaio 2022.

La situazione più “squilibrata” si verifica nel Mezzogiorno. Se nel Centro-Nord – con le eccezioni di Liguria, Umbria e Marche – i lavoratori attivi, anche se di poco, sono più numerosi delle pensioni erogate dall’Inps e dagli altri istituti previdenziali, nel Sud il sorpasso è già avvenuto: queste ultime, infatti, superano i primi di un milione e 244 mila unità. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA.

In linea di massima, le ragioni di questo divario tra lavoratori e numero di pensioni vanno ricercate nella forte denatalità che, da almeno 30 anni, sta caratterizzando il nostro Paese. Il calo demografico, infatti, ha concorso a ridurre la popolazione in età lavorativa e ad aumentare l’incidenza degli over 65 sulla popolazione complessiva.

Un Paese che registra una popolazione sempre più anziana potrebbe avere nei prossimi decenni seri problemi a far quadrare i conti pubblici, in particolar modo a causa dell’aumento della spesa pensionistica, di quella farmaceutica e di quella legata alle attività di cura/assistenza alla persona.

Inoltre, alcuni importanti settori economici potrebbero subire dei contraccolpi negativi: immobiliare, trasporti, moda e HoReCa quelli più penalizzati. Per contro, invece, potrebbero essere le banche a riscontrare alcuni effetti positivi.

Il progressivo invecchiamento della popolazione italiana, infine, sta provocando anche un altro grosso problema, relativo alle difficoltà di reperimento di personale.

A livello territoriale tutte le regioni del Mezzogiorno presentano un
numero di occupati inferiore al numero degli assegni pensionistici
erogati. In termini assoluti, a livello provinciale, le situazioni più squilibrate riguardano Palermo (- 80 mila), Reggio Calabria (-86 mila), Messina (- 94 mila), Lecce (-104 mila) e Napoli (-137 mila). Tra tutte le 38 realtà provinciali del Sud, solo due presentano un saldo positivo: Ragusa (+ 8 mila) e Cagliari (+ 10 mila).

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