domenica, Dicembre 15, 2024

Giro di usura nell’ennese. Ai domiciliari due fratelli di Leonforte. Indagate 20 persone

guardia di finanza nicosia rid

Un vasto giro di usura, riciclaggio ed utilizzo di fatture false gestito da due fratelli di Leonforte che, approfittando delle difficoltà economiche per l’emergenza Covid-19, si offrivano di prestare denaro a imprenditori  locali in grave crisi di liquidità. Questa è l’operazione “Full Control”, condotta dalle Fiamme Gialle della Tenenza di Nicosia e dai Finanzieri del Comando Provinciale di Enna.

E’ stata data esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei due presunti usurai finiti agli arresti domiciliari, con il sequestro preventivo di beni e denaro per circa 400.000 euro, emessa dal Gip del tribunale di Enna. Le indagini sono durate oltre un anno. Venti le persone indagate a vario titolo per usura, estorsione, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, emissione di fatture  false e dichiarazione fraudolenta con l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Decisiva la collaborazione fornita dalle vittime degli usurai. Dalle indagini è emerso che i due arrestati, una volta concesso il prestito  ed obbligata la vittima al pagamento mensile degli interessi sempre  superiori al limite massimo fissato dalla legge, dinanzi alle prime  difficoltà manifestate dagli imprenditori nei versamenti periodici, li  avrebbero costretti a cedere a titolo di garanzia le proprie quote societarie o in modo occulto o attraverso la loro formale acquisizione, accompagnata tuttavia da pagamenti fittizi con le pretesa, per la restituzione del prestito e degli interessi, di una parte dei ricavi aziendali.

Se le attività o i ricavi  delle aziende non si rivelavano sufficienti a garantire il  pagamento degli  interessi e la restituzione del capitale, veniva richiesto alle vittime quale  garanzia aggiuntiva il rilascio di cambiali firmate “in bianco”, con  l’intento di prolungare il più possibile, anche con violenza e minacce, l’attività usuraria. Dalle indagini bancarie è emerso anche che il tasso di interesse in  alcuni casi avrebbe raggiunto il 200%  annuo,  per un profitto pari a circa  400.000  euro. Da qui il sequestro per equivalente di beni e denaro.

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