mercoledì, Dicembre 11, 2024
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Caltanissetta, sfruttamento di lavoratori stranieri, operazione della Digos

Digos
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Reclutavano manodopera straniera, in larga parte di nazionalità marocchina, da destinare al lavoro nelle campagne limitrofe al territorio di Caltanissetta in condizioni di sfruttamento. Da qui i poliziotti della Digos della Questura di Caltanissetta hanno eseguito dieci misure cautelari, richieste dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta ed emesse, nel corso delle indagini preliminari, dal gip nei confronti di alcuni cittadini stranieri, accusati di appartenere ad una consorteria criminale che reclutava manodopera straniera.

Alcuni proprietari terrieri e imprenditori agricoli della provincia nissena e agrigentina sono indagati di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”, perchè avrebbero utilizzato, assunto o impiegato questi lavoratori stranieri, sottoponendoli reiteratamente a condizioni di lavoro proibitive e approfittando del loro stato di bisogno. Due sono le custodie cautelari in carcere e otto gli arresti domiciliari.

Dall’inchiesta è emerso che ai lavoratori venivano corrisposte retribuzioni nettamente inferiori a quelle previste dai contratti collettivi e comunque sproporzionate al monte ore giornaliero lavorato, erano sottoposti turni di durata superiore a quella consentita, negazione di malattia, riposo settimanale e ferie, violazione della normativa sulla sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro.

Nello specifico gli stranieri reclutati avrebbero percepito per una media di 8/9 ore di lavoro giornaliero un salario che si aggirava tra i 30/35 euro per ogni giornata lavorativa, ulteriormente decurtato di circa 5/10 euro per le “tasse giornaliere” imposte dagli autisti per le spese di trasporto e la manutenzione dei mezzi utilizzati e spesso sarebbero stati costretti a lavorare anche la domenica.

Alcuni operai, nonostante avessero manifestato malesseri o impellenti necessità familiari durante la giornata lavorativa, sarebbero stati costretti a rimanere sul luogo di lavoro fino alla fine della giornata e a riprendere l’attività, pena – minacciata esplicitamente – della perdita di ogni futura opportunità lavorativa.

 

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