domenica, Dicembre 15, 2024

Mafia – Furti ed estorsioni nelle aziende agricole: 12 arresti tra Messina, Enna e Catania

finanza

Una vasta operazione della Guardia di Finanza di Caltanissetta, con l’esecuzione di dodici misure cautelari restrittive emesse dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Caltanissetta, ha preso il via, questa mattina all’alba, nella Sicilia centro-orientale.

I destinatari dei provvedimenti devono rispondere, a vario titolo, di furti ed estorsioni aggravate dal metodo mafioso. Nove in tutto le persone finite in carcere e tre ai domiciliari.

Nel blitz che riguarda le province di Messina, Enna e Catania sono impegnati oltre 100 militari, mezzi aerei e terrestri, nonché unità specializzate del Corpo.

Tra le persone raggiunte dalle misure cautelari figurano due fratelli imprenditori dell’Ennese, i quali, stando alle indagini, avrebbero continuato ad imporre le loro scelte per mantenere un controllo sulle loro aziende che erano state sottoposte ad amministrazione giudiziaria.

I due fratelli erano proprietari di alcune aziende, per lo più agricole, che erano state sottoposte a misure di prevenzione con un primo sequestro nel 2017 e con la confisca di primo grado nel 2020.

Nonostante ci fosse già un’amministrazione giudiziaria delle aziende, i due imprenditori che, per via di alcuni procedimenti a loro carico evitavano di esporsi in prima persona, si sarebbero avvalsi di altri soggetti che avrebbero cercato nel tempo di interferire nelle attività dell’amministrazione. Ingerenze che si sarebbero attuate mediante furti ed estorsioni, aggravate dal metodo mafioso.

In particolare, si sarebbero avvalsi di una rete di fiancheggiatori che avrebbero minacciato i neo assunti per evitare che entrassero a far parte delle aziende altri soggetti che non fossero dipendenti a loro fedelissimi.

I due fratelli avrebbero organizzato, all’interno di una delle imprese sequestrate, anche un evento conviviale «una cena a base di porchetta»: una dimostrazione di forza, per aumentare il proprio prestigio di fronte agli intervenuti. Uno dei due fratelli, attraverso «l’intermediazione» di altri «fiancheggiatori», uno dei quali di una famiglia di Cosa nostra del Messinese, avrebbe estorto la restituzione di un autocarro aziendale che un privato di quella provincia aveva legittimamente acquistato dall’amministrazione giudiziaria. La rete di presunti sodali e fiancheggiatori ha ramificazioni nelle province di Enna, Catania e Messina.

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