sabato, Dicembre 14, 2024

17 maggio: giornata mondiale contro l’omofobia. Mattarella: “I diritti non sono derogabili”

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Oggi, 17 maggio, la giornata mondiale contro l’omo-lesbo-bi-transfobia  “chiede l’attenzione sulle violazioni alla dignità della persona motivate con orientamenti sessuali diversi dal proprio”, scrive il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Occorre educare a una cultura della non discriminazione – continua il capo dello Stato –, il rispetto dei diritti di ogni persona, l’uguaglianza fra tutti i cittadini, sancita dalla nostra Costituzione e dagli ordinamenti internazionali che abbiamo fatto nostri, non sono derogabili”, conclude Mattarella, in una giornata in cui istituzioni e società sono tenute a riflettere e organizzare iniziative per denunciare ogni atto di violenza, odio e discriminazione.

La data ha un grande valore simbolico: il 17 maggio 1990, ovvero “solo” 32 anni fa, l’Organizzazione Mondiale della Sanità rimuoveva l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. E quindi, finalmente, si riconosceva che l’orientamento sessuale fa parte dell’identità di ognuno. Nel 2007 una risoluzione del Parlamento Europeo istituì la giornata in tutta l’Unione Europea.

Per questo stupisce che quest’anno, intorno alla “consueta” circolare del ministro Bianchi, in cui si invitano «i docenti e le scuole, nell’ambito della propria autonomia didattica, a creare occasioni di approfondimento con gli studenti sul tema delle discriminazioni, dei diritti umani e delle libertà fondamentali», si sia scatenata una curiosa polemica politica con Fratelli d’Italia – in particolare con i deputati Paola Frassinetti ed Ella Bucalo, responsabili del dipartimento Istruzione e della Scuola di FdI, insieme alla senatrice Isabella Rauti, responsabile dipartimento Pari Opportunità – ed un sottosegretario della Lega, che hanno invitato il ministro addirittura a ritirare. L’accusa è quella di voler far rientrare il Ddl Zan dalla finestra dopo la bocciatura del Parlamento del 2021.

Con la sconfitta del Ddl Zan in Senato, infatti, l’Italia è rimasta con Bielorussia, Polonia, Ucraina e altre nazioni dell’est Europa una delle poche senza tutele specifiche per la comunità Lgbtq+.

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