lunedì, Aprile 29, 2024

Centrale di spaccio di cocaina attiva giorno e notte, 22 persone arrestate a Messina

Polizia Messina

Una vastissima operazione antidroga è stata eseguita la notte scorsa a Messina da oltre 100 operatori della Polizia di Stato. 22 le misure eseguite, nei confronti di altrettante persone indagate, a vario titolo, per reati in materia di stupefacenti e armi. 16 sono finiti in carcere, e 6 ai domiciliari. Un 23esimo indagato, destinatario della misura cautelare del carcere è ancora attivamente ricercato.

Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla DDA, hanno consentito di far luce su un vasto gruppo criminale, armato e perfettamente organizzato per rifornire di droga, in via continuativa, i consumatori dei quartieri messinesi di “Gazzi” e “Mangialupi”.

Alla fine del 2018 alcuni soggetti avevano fornito indicazioni su una centrale di spaccio attiva nel rione “Gazzi”: da lì sono scattate le indagini, che hanno messo in luce l’esistenza di due distinte cellule criminali: una più ristretta, operante in Calabria ed impegnata nel rifornire l’altra, più articolata e capillare, che immetteva sul mercato di Messina e provincia rilevanti partite di cocaina.

Secondo l’ipotesi dell’accusa l’organizzazione messinese era composta da più di 10 persone appartenenti a due nuclei familiari, fra loro legati, cui facevano poi riferimento numerosi altri soggetti impegnati nello spaccio di droga al dettaglio.

Il “ciclo della droga” era curato in ogni dettaglio: la sostanza veniva occultata in luoghi di custodia esterni alle abitazioni – tombini, canalette di scolo, autovetture abbandonate, anfratti dei muri – e lì ricollocata dopo le cessioni; le donne fungevano sovente da vedette a tutela dei venditori effettivi, che si alternavano secondo un consolidato ed efficiente modello organizzativo composto da figure versatili e legate tra loro da vincoli di parentela.

L’attività di spaccio non conosceva pause; gli acquirenti si avvicinavano ai pusher ad ogni ora del giorno e della notte, tanto da poter documentare, nell’arco dei cinque mesi di sorveglianza, più di tremila cessioni per un giro d’affari quantificato in 50.000 € mensili circa.

La continuità dei rifornimenti era assicurata da alcuni calabresi, anch’essi arrestati, che gestivano i contatti con i vertici del gruppo dei “messinesi” mediante apparecchi cellulari dedicati che garantivano un elevato livello di riservatezza delle comunicazioni.

Numerosi sono stati i casi in cui gli investigatori dell’Antidroga sono intervenuti in flagranza per intercettare lo stupefacente; in altre occasioni, invece, sono state rinvenute e sequestrate armi e munizioni, ben conservate e perfettamente funzionanti, nella disponibilità del gruppo.

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