venerdì, Aprile 19, 2024

Residenza “finta” in provincia di Messina per percepire l’assegno sociale, nei guai 7 emigrati

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Hanno origini siciliane, ma da anni vivono all’estero, le sette persone ritenute responsabili di aver indebitamente percepito, negli anni, l’“assegno sociale”, erogato dall’Inps.

Stamattina i Finanzieri del Comando Provinciale di Messina hanno dato esecuzione al provvedimento di sequestro emesso dal Gip su richiesta della procura di Messina, di oltre 200.000 euro, al termine delle indagini riguardanti il sostegno assistenziali a coloro che versano in condizioni economiche disagiate, che viene erogato dall’INPS in 13 mensilità.

I requisiti per ottenere il sussidio sono reddituali e anagrafici: essere cittadini italiani di età superiore a 66 anni e 7 mesi, con stabile dimora nel territorio italiano per almeno 10 anni. L’eventuale prolungato soggiorno all’estero, infatti, diventa causa di perdita della prestazione previdenziale.

I soggetti destinatari dell’odierno provvedimento risultavano essere rientrati in Italia da paesi sud americani o europei, aver ottenuto la residenza nei comuni di Sant’Alessio Siculo, Limina e Roccalumera (nella fascia jonica della provincia peloritana, per poi, anche nel giro di pochi mesi, presentare richiesta di percezione del beneficio.

Per la Procura, però, si tratterebbe di un “fittizio trasferimento della residenza in Italia non appena raggiunta l’età minima per accedere alla prestazione previdenziale”.

Le indagini, infatti, hanno documentato che alcuni dei richiedenti, pur abitando stabilmente in Sud America, risultavano iscritti nelle liste di locali medici di base, senza che questi li abbiano mai conosciuti, o con l’ausilio di terzi documentassero l’acquisto di medicinali presso farmacie del comprensorio. Qualcuno di loro aveva anche rappresentato una fittizia separazione dal coniuge, omettendo di dichiarare l’esercizio della propria professione di architetto.

Sulla scorta del quadro di anomalie così ricostruito, pertanto, riconoscendo la convergenza del quadro indiziario ed il pericolo di aggravamento delle conseguenze dei delitti ipotizzati, il competente G.I.P. del Tribunale di Messina, su richiesta della Procura della Repubblica peloritana, ha quindi disposto il sequestro per equivalente delle somme indebitamente percepite, negli anni dal 2016 al 2021, per un importo complessivo pari a 203.653,00 euro.

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