domenica, Maggio 5, 2024

Ragusa, lotta allo stereotipo “Sicilia=mafia”: vietata la vendita di gadget con simboli e richiami alla mafia.

Gadget famiglia mafiosa

“Ce l’abbiamo fatta. Non è stato un percorso semplice. Ma è un primo passo significativo per stigmatizzare i simboli della mafia”.

Soddisfatto il consigliere comunale Mario D’Asta dopo che la Giunta municipale di Ragusa ha adottato un’ordinanza sindacale tesa ad evitare la vendita di gadget con riferimenti alla mafia negli esercizi commerciali presenti sul territorio cittadino.

Sul sito istituzionale del Comune di Ragusa è stata infatti pubblicata l’Ordinanza sindacale n. 1155 con la quale, su tutto il territorio comunale, è fatto divieto di vendita di qualsiasi tipo di oggetto, souvenir, gadget che inneggi o semplicemente richiami “in termini positivi”, in qualunque modo e forma, alla mafia ed alla criminalità organizzata in genere.
Il provvedimento scaturisce da un atto di indirizzo del Consiglio Comunale riguardante la materia, e dalla considerazione che il Comune di Ragusa, come indicato nello Statuto dell’Ente, si impegna ad adottare tutti gli atti necessari promuovere una cultura democratica e antimafiosa, oltre al fatto che deve essere continuamente a totalmente contrastato ogni tipo di atteggiamento anche di mera indifferenza nei confronti della cultura mafiosa promuovendo iniziativa culturali, sociali ed amministrative idonee ad eliminarle
Nell’ordinanza emanata si rileva altresì che nell’intero territorio siciliano sono vergognosamente presenti “linee commerciali” di prodotti, tipo souvenir e gadget in cui, talvolta in modo indiretto e subdolo, talvolta esplicitamente, viene miticizzato o esaltato il personaggio mafioso o il fenomeno mafioso.

“Alcuni casi recenti dimostrano come per le mafie – afferma D’Asta – i simboli siano importanti per affermare il proprio potere e ostentare la propria esistenza. Per questo era importante dare un segnale. Ricordo che ho lanciato inizialmente la proposta nel febbraio scorso. Poi, grazie ad un webinar svoltosi nel mese di aprile e organizzato dall’associazione Novantasettecento Codice avviamento progetto, la stessa si è rafforzata con la partecipazione all’appuntamento di autorevoli personaggi della società civile e impegnati nella lotta alla mafia. Sino a quando, qualche settimana dopo, non si è arrivati all’iniziativa consiliare che mi ha visto primo proponente. La risposta del civico consesso alla mia proposta è stata importante considerato che tutte le forze politiche presenti in aula hanno detto sì. Da qui, si è arrivati alla pubblicazione, ufficializzata ieri, dell’ordinanza sindacale. L’obiettivo che ci siamo posti è quello di arrestare questo fenomeno che, per quanto simbolico, assume una rilevanza considerevole”.

In alcuni esercizi commerciali cittadini che solitamente accolgono il flusso vacanziero era “normale”, in passato, trovare in esposizione t-shirt, statuette e gadget d’ogni genere che richiamano simboli e atteggiamenti mafiosi. Ora, non sarà più possibile. “La prossima sfida – continua D’Asta – sarà quella di estendere questa proposta sui livelli sovracomunali, in altre realtà, per alzare l’asticella di un impegno a contrasto delle mafie, anche solo simbolicamente. Ringrazio, dunque, l’Amministrazione comunale, anche se solo un piccolo appunto vorrei fare. Sappiamo che l’ordinanza sindacale è uno strumento per definizione del sindaco ma siamo altresì certi che nelle comunicazioni ufficiali, da parte di palazzo dell’Aquila, ci sia stata una svista (in assoluta buona fede), non tanto per non aver citato il proponente dell’iniziativa (non mi interessa “mettere il cappello”), ma tanto più per non avere citato la bontà della iniziativa nata in Consiglio comunale, l’assise democratica, per eccellenza, di ogni città”.

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