sabato, Dicembre 14, 2024

Le faggete dei Nebrodi sono in buona salute. Il Parco si conferma laboratorio di studi

da destra La Rosa, Salmeri,Barbuzza, Caggegi, Digangi

Le faggete dei Nebrodi godano di ottima salute: lo ha dimostrato uno studio recente condotto dal dott. Andrea Caggegi, neolaureato in Scienze Forestali presso l’Università della Tuscia di Viterbo, discutendo la tesi dal titolo: “Analisi dendroecologica del  faggio in Sicilia: risposte di crescita legnosa al clima, lungo un  gradiente termico, nel Parco Regionale dell’Etna e nel Parco Regionale dei Nebrodi” .

La ricerca ci dice come le faggete dei Nebrodi godano di ottima salute rispetto a quelle dell’Etna, con le quali sono state messe a confronto; sono più produttive e reagiscono bene alla diminuzione delle precipitazioni verificatesi negli ultimi anni. Infatti, nonostante diverse faggete siciliane da circa 60 anni mostrano un  declino dello sviluppo sincronizzato alle crescenti condizioni di  stress idrico (il riferimento è soprattutto alle faggete etnee di  bassa quota), tutte le faggete nebroidee sinora analizzate non destano  particolare preoccupazione. Il declino della produttività, infatti,  non è così rilevante.
Rispetto a quanto affermato da precedenti studi, la ricerca in oggetto   ha fatto emergere inoltre  come  le faggete poste al limite  dell’areale di diffusione della specie possono racchiudere alberi di  spiccata longevità:  la pianta più longeva trovata in questa campagna  di rilievi vegeta, appunto, sui monti Nebrodi. L’esemplare di faggio  scientificamente datato più vecchio della Sicilia è quello rinvenuto  nel bosco di “Foresta Vecchia” (Randazzo), con un’età determinata di  329 anni, stimata a 400 anni visto che il tipo di strumento di  misurazione adoperato non ha permesso di raggiungere la zona del  midollo del tronco della pianta.

“Questa è un’importante informazione che ci permette di ipotizzare come  il territorio  del  Parco dei Nebrodi nasconda ancora tanti segreti  che andranno con perseveranza e passione svelati” commenta il direttore Ignazio Digangi.

“Che il Parco dei Nebrodi rappresentasse l’area prediletta del Faggio  (Fagus sylvatica) in Sicilia è ormai risaputo negli ambienti  scientifici e forestali, visto che quasi il 90% delle faggete  siciliane vegetano nella nostra Area protetta” , dichiara  il Presidente  del Parco dei Nebrodi  Domenico Barbuzza. “Il suo manto attualmente copre circa 12.000 ettari degli 86.000 di  tutta l’area del Parco: se pensiamo che a fine anni ’50  erano 10.000  ettari, ci rendiamo conto dell’incremento.

Ma ci domandiamo qual è lo stato di salute del nostro faggio, come  sta reagendo ai mutamenti del clima, anzi che genere di informazioni  può fornirci circa questo cambiamento nel nostro territorio. Ebbene le  informazioni che ci vengono fornite da questo studio condotto  dall’Università della Tuscia di Viterbo sembrano essere confortanti,  che questo non significa che allenteremo l’attenzione su questo  delicato “ecosistema faggio” del Parco dei Nebrodi” conclude Barbuzza.

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