sabato, Dicembre 14, 2024

Giovanni Brusca, in rete un video di 5 anni fa: “Chiedo scusa alle vittime”

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«Chiedo scusa, perdono, a tutti i familiari delle vittime a cui ho provocato tanto dolore e tanto dispiacere».

Così comincia la lunga intervista rilasciata 5 anni fa da Giovanni Brusca al regista-documentarista francese Mosco Levi Bocault, che stava realizzando il film «Corleone», poi presentato al Festival di Roma nel 2018.

Brusca è stato rilasciato due giorni fa, dopo 26 anni di carcere. Esecutore materiale della Strage di Capaci e di circa 150 omicidi, tra cui quello del piccolo Giuseppe di Matteo di 13 anni, strangolato e poi sciolto nell’acido. Dopo l’arresto e alcuni anni di carcere decise di diventare collaboratore di giustizia.

Nel film, pubblicato col video inedito dal sito del Corriere della Sera e dalla Stampa, vi sono le immagini e le voci di pentiti di mafia, investigatori antimafia e testimoni della stagione di sangue e di terrore scatenata dalla cosca di Totò Riina.

Tra quelle testimonianze spicca quella di Giovanni Brusca, coperto in volto per non farsi riconoscere, ma con la sua voce inconfondibile già tante volte ascoltata nei processi di mafia.

“Ho cercato in questi anni da collaboratore di giustizia – dice Brusca nell’intervista video – di dare il mio contributo, il più possibile, e dare un minimo di spiegazione ai tanti che cercano verità e giustizia.

E chiedo scusa principalmente a mio figlio e a mia moglie, che per causa mia hanno sofferto e stanno pagando anche indirettamente quelle che sono state le mie scelte di vita: prima da mafioso, poi da collaboratore di giustizia, perché purtroppo nel nostro Paese chi collabora con la giustizia viene sempre denigrato, viene sempre disprezzato, quando invece credo che sia una scelta di vita importantissima, morale, giudiziaria ma soprattutto umana. Perché consente di mettere fine a questo,

Cosa nostra, che io chiamo una catena di morte, una fabbrica di morte, né più né meno. Un’agonia continua”.

Continuano a non placarsi però le polemiche sul suo rilascio. Oggi è intervenuta anche Maria Falcone, sorella del giudice ucciso dalla mafia nel 1992.

“Oggi, in un giorno tanto importante per la nostra Nazione in cui, come ha detto il capo dello Stato Sergio Mattarella, rinnoviamo la gratitudine a chi ha sacrificato la vita per l’Italia, – dichiara – voglio lanciare un appello alla politica affinchè traduca lo sdegno espresso per la liberazione di Giovanni Brusca in un impegno reale per una approvazione veloce della riforma della legge sull’ergastolo ostativo sollecitata dalla Corte Costituzionale”.

“Voglio dire a tutte le forze politiche, molte delle quali peraltro votarono la legge sui pentiti voluta da mio fratello, – spiega Maria Falcone – che oggi hanno l’occasione per dimostrare che la lotta alla mafia resta una priorità del Paese e che possono, al di là delle parole, attraverso una normativa giusta, evitare scarcerazioni e permessi i boss che mai hanno interrotto il loro perverso legame con l’associazione mafiosa. Concedere benefici a chi neppure ha dato un contributo alla giustizia sarebbe inammissibile e determinerebbe una reazione della società civile ancora più forte di quella causata dalla liberazione, purtroppo inevitabile, del “macellaio” di Capaci”.

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