mercoledì, Dicembre 11, 2024

Messina, processo operazione “Nebrodi”: seconda udienza fiume, sentito il collaboratore Marino Gammazza

carcere gazzi messina

Ha confermato le accuse ieri in aula il collaboratore di giustizia Giuseppe Marino Gammazza, detto “scarapocchio”, ex affiliato al clan tortoriciano dei Batanesi, sentito nell’aula bunker di Messina Gazzi dal collegio giudicante – Presidente Ugo Scavuzzo, a latere Eleonora Vona e Andrea la Spada – nel processo sull’operazione “Nebrodi”.

La seconda udienza fiume del giudizio, scaturito dalla vasta operazione sulle truffe della criminalità organizzata nebroidea nel settore dei fondi europei destinati all’agricoltura scattata nel 2020, di fatto è stata interamente dedicata a sentire Marino Gammazza. Il collaboratore di giustizia ha risposto alle domande dei sostituti della DDA Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti, confermando quanto ha già raccontato nei mesi scorsi e verbalizzato dagli inquirenti.

Rigettate le eccezioni tecniche sollevate dai difensori durante la prima udienza del 2 marzo scorso, mentre altre ne sono state proposte. Durante l’udienza si è tenuta anche una nuova camera di consiglio proprio sui verbali che riguardano le dichiarazioni di Marino Gammazza. I giudici si sono riservati di acquisire un manoscritto di “scarapocchio” dove ha annotato alcuni fatti rilevanti e già agli atti della DDA. I difensori degli  imputati– che sono ben 101 – potranno procedere al controesame del collaboratore il prossimo 30 marzo, data in cui si terrà la terza udienza del Maxi-processo.

Esigue le novità su fatti recenti emerse durante l’udienza. Il collaboratore di giustizia, si è soffermato invece su dettagli che riguardano il clan di appartenenza e sugli equilibri della geografia mafiosa dell’area tirrenico-nebroidea nel passato. In particolare Marino Gammazza ha fatto riferimento ai lavori sull’autostrada A/20 e a come le famiglie mafiose nebroidee, in un incontro che vide la partecipazione dello stesso Marino Gammazza, di Giuseppe Lo Re, Giuseppe Bontempo, Sebastiano Rampulla e Michele Cammarata di Enna, concordarono la spartizione territoriale delle estorsioni sui lavori della rete autostradale, nel tratto di interesse.

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