Non ci sono, secondo la Corte di Cassazione, gravi indizi di colpevolezza tali da sostenere l’applicazione delle misure cautelari agli arresti domiciliari nei confronti dell’ex sindaco di Capo d’Orlando Enzo Sindoni e degli imprenditori del settore dei rifiuti Antonio e Andrea Paterniti Isabella, padre e figlio.
Così ha deciso ieri la Suprema Corte, annullando senza rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Messina, che, invece, aveva accolto l’appello del pm, disponendo le misure cautelari. Decisione avverso la quale i legali degli indagati hanno fatto ricorso in Cassazione, che con la sentenza emessa ieri sera ha chiuso il caso. I fatti contestati riguardano il reato di corruzione per fatti che sarebbero avvenuti tra il 2014 e 2015 e che sarebbero collegati alla sponsorizzazione dell”Orlandina Basket” e al servizio di igiene ambientale effettuato presso il comune di Capo d’Orlando.
La vicenda giudiziaria è iniziata a seguito di un’informativa della guardia di finanza di Capo d’Orlando; il sostituto procuratore della repubblica di Patti Alice Parialò chiese al gip del tribunale di Patti l’applicazione delle misure cautelari agli arresti domiciliari per Sindoni, i Paterniti e per l’ex tecnico comunale ingegnere Michele Gatto, nonché il divieto di dimora per altri quattro indagati; il gip Eugenio Aliquò ritenne inesistenti – come ha confermato ieri la Cassazione – i gravi indizi di colpevolezza e rigettò la richiesta del pm.
La dottoressa Parialò presentò appello al Tribunale del Riesame di Messina, al quale i legali di Sindoni e dei due Paterniti presentarono le loro memorie, l’ordinanza del gip del tribunale di Patti ed anche corposa documentazione a discolpa.
Il tribunale del riesame di Messina, al termine dell’udienza che si è svolta nell’estate scorsa, ritenne invece sussistenti i gravi indizi di colpevolezza, accogliendo l’appello del pm. Solo per l’ex tecnico comunale Michele Gatto i giudici di Messina ritennero insussistenti i gravi indizi di colpevolezza, perchè già in pensione.
Da lì il ricorso in Cassazione, in cui i legali della difesa – gli avvocati Carmelo Occhiuto per Enzo Sindoni, poi Franco Pizzuto e Giulia Bongiorno per Andrea Paterniti Isabella ed infine ancora Franco Pizzuto e Paola Balducci per Antonio Paterniti Isabella – hanno confermato l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e dunque i presupposti per emettere le misure cautelari; così ha deciso la Suprema Corte, che ha annullato senza rinvio.