venerdì, Dicembre 13, 2024

Pescatori siciliani sotto sequestro in Libia, i familiari ricevuti a Palazzo Chigi

pescatori mazara

Sono ancora bloccati in Libia i 18 membri dell’equipaggio dei due pescherecci di Mazara del Vallo sequestrati la sera del primo settembre dai militari del generale Haftar.
La vicenda viene monitorata dalla Farnesina, che sta trattando il rilascio dei motopescherecci “Antartide” e “Medinea”, oltre che dei pescatori tuttora trattenuti a Bengasi. Si tratta di 8 siciliani, 6 tunisini, 2 senegalesi e 2 indonesiani, che erano impegnati nella pesca del gambero rosso al largo delle coste della Libia orientale.
Da 22 giorni i pescatori sono trattenuti nel carcere di El Kuefia e le autorità dell’Est della Libia hanno fatto sapere che non verranno rilasciati se non in cambio della liberazione di quattro calciatori libici, condannati in Italia a 30 anni di carcere e tuttora detenuti con l’accusa di essere tra gli scafisti della cosiddetta “Strage di Ferragosto” del 2005 in cui morirono 49 migranti, in asfissia nella stiva di un’imbarcazione.
Agli armatori italiani viene contestata la presenza dei loro pescherecci all’interno delle 72 miglia (sessanta in più delle tradizionali 12 miglia), che la Libia dal 2005 rivendica unilateralmente come acque nazionali, in virtù della convenzione di Montego Bay che dà facoltà di estendere la propria competenza fino a 200 miglia.
Nonostante le rassicurazioni della Farnesina, nei giorni scorsi i familiari dei marinai sono arrivati a Roma, dove insieme agli armatori sono stati ricevuti a Palazzo Chigi dal consigliere diplomatico del primo ministro, e poi alla Farnesina dal capo dell’Unità di Crisi.
“Ci hanno dato mille rassicurazioni – ha detto uno degli armatori – e ci hanno spiegato quanto sia difficile questo negoziato con i libici e noi siamo sicuri dell’impegno del governo, ma sono trascorsi già 22 giorni dal momento di questo arresto: bisogna accelerare, non è possibile che i nostri uomini rimangano ancora bloccati in Libia”.

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