martedì, Dicembre 10, 2024

Taormina – 17 strutture alberghiere non versavano la tassa di soggiorno al comune, sequestrati 500.000€

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Per anni, diverse strutture alberghiere del comune di Taormina non hanno versato nelle case comunali quando incassato tramite l’imposta di soggiorno. Un ammanco scoperto dai finanzieri del Comando Provinciale di Messina, che hanno sequestrato circa mezzo milione di euro ai responsabili di 17 strutture alberghiere di Taormina. Il periodo incriminato va dal 2013 al 2018.

L’operazione scaturisce da una complessa attività d’indagine, eseguita dai militari della Compagnia di Taormina e coordinata dal Gruppo delle Fiamme Gialle di Messina, che ha portato all’emissione di un decreto di sequestro preventivo disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari, su richiesta della Procura della Repubblica di Messina.

Le indagini hanno consentito di accertare che i legali rappresentanti di importanti hotel della Perla dello Jonio, che per la riscossione delle somme dovute per l’imposta di soggiorno del comune di Taormina rivestivano la qualità di incaricati di pubblico servizio, si sono appropriati, nel tempo, delle somme ricevute dai propri clienti.

L’attività investigativa nasce dall’analisi di dati ed elementi acquisiti dalle Fiamme Gialle di Taormina nell’ambito di un censimento delle strutture ricettive site nel comprensorio di Taormina, Giardini Naxos e Letojanni.

Dalle attività svolte, concernenti l’accertamento circa il regolare assolvimento, da parte dei gestori delle strutture ricettive, degli obblighi strumentali di dichiarazione e comunicazione afferenti all’imposta di soggiorno nei rispettivi Comuni di esercizio, e sostanziatesi, tra l’altro, nell’approfondimento dei dati rilevati dall’applicativo “Tourist Tax”, in uso all’ente comunale, è emerso che gli albergatori investigati, in totale spregio della delibera del Consiglio n. 80 del 6 novembre 2012, che ha approvato il Regolamento dell’imposta di soggiorno nelle strutture alberghiere del territorio, risultavano inadempienti nei confronti dell’Ente.

Più in particolare, dall’analisi della documentazione acquisita agli atti dell’indagine, emergeva, altresì, come avessero ricevuto apposite diffide di pagamento, alle quali, tuttavia, rimanevano totalmente indifferenti.

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