venerdì, Dicembre 13, 2024

Caserma degli orrori a Piacenza, coinvolti anche quattro militari siciliani

caserma

Ci sono anche 4 siciliani fra i militari arrestati a Piacenza nell’operazione “Odysséus” di Guardia di Finanza e Polizia locale, che ha fatto scattare 22 misure di custodia cautelare e una denuncia.

Oltre al comandante Marco Orlando, originario di Petralia Sottana, finito ai domiciliari, tra i siciliani coinvolti ci sono anche Marco Marra, finanziere in forza al nucleo Cinofili di Piacenza, accusato di rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio; Salvatore Cappellano, appuntato dei carabinieri nella caserma Levante di Piacenza, finito in carcere: entrambi sono originari di Catania, A loro si aggiunge il carabiniere Daniele Spagnolo – classe 1990 – nato a Salemi (TP), finito in carcere.

I militari sono accusati a vario titolo di: spaccio, ricettazione, estorsione, arresto illegale, tortura, lesioni personali aggravate, peculato, abuso d’ufficio, rivelazione ed uso di segreti d’ufficio, falsità ideologica, perquisizione e ispezioni personali arbitrarie, violenza privata aggravata, truffa ai danni dello Stato.

Il “capo”, riconosciuto dagli inquirenti è l’appuntato Peppe Montella che faceva sparire parte della droga sequestrata per rivenderla con una rete di pusher. L’uomo teneva i soldi dello spaccio nascosti nella cassaforte comune e organizzava anche festini hard. «Un’orgia», ricostruiscono i magistrati grazie alle indagini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, alla quale hanno partecipato «due escort» e che si svolge (mentre lui non è presente) nell’ufficio del comandante Marco Orlando.

A parlarne sono due tra gli arrestati “che commentano un episodio che aveva visto come protagonista un collega in onore del quale, forse in concomitanza con una ricorrenza, era stata organizzata una serata all’interno della caserma alla presenza di due donne, presumibilmente escort, con le quali erano stati consumati rapporti sessuali”.

“Lo scenario rappresentato da Montella – spiega il Gip – è quello di un’orgia tenutasi addirittura all’interno dell’ufficio del Comandante Marco Orlando, dove si era creato un tale scompiglio che le pratiche erano state sparpagliate a terra“.

Il magistrato scrive che “non sono forse ravvisabili reati in simili condotte, ma dalla descrizione traspare ancora una volta il totale disprezzo per i valori della divisa indossata dagli indagati, metaforicamente gettata a terra e calpestata, come quella del loro Comandante durante il festino appena rievocato”. Dal dialogo tra gli indagati risulta che a un certo punto gli indumenti, giacca e cappello, del Comandante sarebbero stati buttati a terra.

Figura di spicco nell’inchiesta è un appuntato della stazione Levante. Una villa con piscina, un’auto e una moto, oltre a 24 conti correnti gli sono stati sequestrati nel corso delle indagini. Il militare, hanno ricostruito gli inquirenti, organizzò una festa nel giardino della propria abitazione. Una vicina di casa chiamò il 112 segnalando un assembramento. “La pattuglia te l’ho mandata perché non sapevo che era casa tua”, sono le parole attribuite, in un’intercettazione, al militare intervenuto e in servizio presso la centrale operativa. “Voglio capire un attimo se è la mia vicina, giusto uno sfizio che mi volevo togliere”, ha replicato il padrone di casa. “Te la faccio sentire abusivamente, non ti preoccupare”, la risposta del collega del 112.

“È evidente che questo carabiniere – ha detto il procuratore capo di Piacenza – che ha il grado di appuntato esercita un potere intimidatorio di tipo criminale non solo nei confronti dei suoi colleghi ma anche su altri militari indagati non appartenenti alla stazione Levante”. Gli inquirenti contestano anche alcuni episodi di pestaggi e di torture in caserma a pusher finalizzate all’ammissione del reato e alla rivelazione dei luoghi dove detenevano la sostanza stupefacente. Agli atti dell’inchiesta c’è anche l’audio di un presunto pestaggio in cui “si percepisce la sofferenza del soggetto che non era sottoposto ad alcun provvedimento da parte dell’autorità giudiziaria. Era vittima di un sequestro di persona. Più volte nel corso della registrazione si sente il soggetto quasi come se stesse soffocando. Temiamo che sia stata utilizzata anche la forzata ingestione di acqua”, ha detto il pm.

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