sabato, Aprile 20, 2024

Barcellona. Mille mascherine alla casa circondariale, il grande cuore della parrocchia di Portosalvo

mascherine portosalvo collage

L’emergenza Covid-19 ha messo in risalto lo spirito di collaborazione e di solidarietà. Tante le donazioni e le opere che hanno caratterizzato queste settimane di difficoltà. In prima linea, fin da subito, c’è stata la parrocchia San Giovanni Paolo II di Portosalvo, sotto il coordinamento del parroco Padre Vincenzo Otera. Qui, attraverso il lavoro instancabile dei volontari del laboratorio sartoriale dell’oratorio “San Giovanni Paolo II”, è stata avviata un’ininterrotta produzione di mascherine protettive riutilizzabili, patrocinata dalla Caritas Diocesana e supportata dall’Arcivescovo di Messina, Monsignor Giovanni Accolla. L’ultima preziosa donazione, in ordine cronologico, è quella a favore della casa circondariale “Madia” di Barcellona Pozzo di Gotto. Mille mascherine destinate a detenuti, personale penitenziario e operatori sanitari. In precedenza, i presidi sono stati donati a volontari della Croce Rossa Italia, Co.di., Centro dedicato per l’autismo, medici di base e pediatri della città di Barcellona Pozzo di Gotto, agli ospedali “Cutroni Zodda”, “Barone Romeo” di Patti, “Fogliani” di Milazzo, al reparto di oncologia del “San Vincenzo” di Taormina e anche a Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza. Soddisfatto il parroco Vincenzo Otera che ha raccontato di una forma di carità artigianale come aiuto per preservare la salute personale collettiva e far sentire al prossimo vicinanza e calore.

“Come comunità parrocchiale – ha commentato il parroco Don Vincenzo Otera – il compito che ci siamo dati in questo tempo di emergenza e distanziamento sociale è quello di continuare ad annunciare il Vangelo dentro alla vita concreta della gente. Gesù ci dice che la Carità è essenzialmente condivisione. Alla luce di questo ci siamo chiesti cosa potevamo fare di concreto per far sentire la nostra vicinanza (seppur lontani) e abbiamo pensato al segno della mascherina che in qualche modo potesse essere utile a proteggere la vita. Una forma di “carità artigianale” come aiuto per preservare la salute personale collettiva. Non vogliamo erogare solo un servizio, ma vogliamo condividere il nostro tempo e far sentire vicinanza.

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