domenica, Dicembre 15, 2024

Messina, i dettagli dell’operazione antimafia “Predominio” eseguita dalla Polizia di Stato

Operazione predominio arrestati-min

Nelle notte appena trascorsa, decine di operatori della Polizia di Stato sono stati impegnati in un’ampia azione antimafia che ha portato all’arresto di 14 persone.

L’operazione, convenzionalmente denominata “Predominio”, rappresenta l’epilogo delle più recenti indagini condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, su una pericolosissima compagine delinquenziale mafiosa dedita all’estorsione ed al traffico di sostanze stupefacenti e per lo più operante nel quartiere popolare cittadino di “Giostra”.

Le indagini hanno confermato – anche attraverso il collegamento investigativo tra diversi procedimenti penali –  l’ipotesi di una riorganizzazione sul territorio di Messina di alcuni ex collaboratori di giustizia, i quali, non solo hanno ripristinato i contatti con la criminalità organizzata di provenienza, ma si muovevano in un’ottica di nuovo controllo del territorio in contrasto con i gruppi tradizionali.

Tra tali soggetti, particolare rilievo riveste la figura di GALLETTA Nicola, il quale, oltre ad avere formato un proprio gruppo di riferimento unitamente all’ex collaboratore BARBERA Gaetano, avente le caratteristiche dell’associazione di stampo mafioso,  nel quale rivestono un ruolo di primo piano anche gli ex collaboratori di giustizia PIETROPAOLO Pasquale e BONAFFINI Salvatore,  ha costituito, insieme ai predetti  Pietropaolo e Bonaffini, un fiorente sodalizio dedito al traffico di sostanze stupefacenti che, ancorché dotato di autonomia strutturale e organizzativa rispetto alla quasi speculare associazione mafiosa svolge, in una prospettiva strategica unitaria, la funzione di finanziamento del complessivo progetto criminoso e di ausilio al consolidamento del controllo del territorio

Le investigazioni, avviate nel luglio 2018 e protrattesi sino al marzo del 2019, sono state sviluppate attraverso la combinazione di una serrata attività tecnica di intercettazione di comunicazioni telefoniche ed ambientali, servizi tecnico-dinamici sul territorio, analisi di tabulati e riscontri ad alcune dichiarazioni di collaboratori di giustizia.

All’esito di tale complessa attività investigativa affiorava un quadro generale particolarmente allarmante in quanto alcuni ex collaboratori di giustizia, tornati a dimorare in città, avendo ripristinato i legami con la criminalità organizzata di provenienza, si riorganizzavano nel territorio messinese con il chiaro intento di riaffermare una posizione di egemonia nel panorama criminale e ponendosi talvolta in contrasto con i gruppi tradizionali già operanti ovvero in rapporto con essi di vicendevole convenienza.

Gli approfondimenti investigativi, invero, traevano originaria genesi da tre gravi episodi delittuosi avvenuti in città ai danni dei componenti del nucleo familiare degli  ARRIGO: il primo avvenuto il 29 aprile 2016 e gli altri due, contemporaneamente, nella giornata del 25 gennaio 2017.

In seguito, traendo impulso dagli sviluppi delle indagini inizialmente condotte sugli agguati cui si è accennato, veniva in evidenza una quanto mai sospetta fitta rete di rapporti fra l’ex collaboratore di giustizia GALLETTA Nicola, PIETROPAOLO Pasquale e BONAFFINI Salvatore, questi ultimi due anch’essi ex collaboratori di giustizia.

I predetti, ultimato il loro percorso di collaborazione con la giustizia, erano tornati in città, stabilendovi i propri interessi principali. Tra costoro e fin da subito, il GALLETTA Nicola assumeva un ruolo di preminenza, promuovendo, dirigendo ed organizzando, unitamente al BARBERA Gaetano, una cellula criminale mafiosa cui aderivano anche BARBERA Vincenzo, PIETROPAOLO Pasquale, BONAFFINI Salvatore e MACELI Cosimo.

Al fine di riaffermarsi nel panorama criminale messinese, il GALLETTA promuoveva incontri e riunioni. È in data 29 agosto 2018 che, presso un locale di ristorazione del centro, si registrava un vero e proprio summit tra gli ex collaboratori ed altri noti individui del contesto delinquenziale messinese.

Come anticipato, la generale azione della “nuova” cellula criminale mafiosa era proiettata verso la riconquista di un proprio spazio nella Provincia messinese, imponendosi soprattutto attraverso l’estorsione e il traffico degli stupefacenti.

Il potenziale delinquenziale di questa nuova cellula che faceva capo ai citati ex collaboratori era comprovato dalla capacità di intimidire ed imporre le proprie decisioni e dalla piena disponibilità di armi da parte di alcuni dei suoi componenti. Infatti, nel corso delle indagini, è risultato che BONAFFINI Salvatore e BARBERA Gaetano detenevano, ognuno all’interno della propria abitazione, una pistola con relativo munizionamento[1].

Altre armi da fuoco – secondo le intercettazioni – risultavano nella disponibilità di GALLETTA Nicola, MACELI Cosimo e STRACUZZI Antonino.

Quanto detto consente di avere contezza della capacità di intimidazione che era in grado di esprimere l’organismo criminale scoperto con le investigazioni. Nell’esercizio dell’azione di riconquista del territorio, attraverso danneggiamenti ed atti intimidatori, può inquadrarsi una vicenda estorsiva che accadeva nel gennaio di quest’anno e in cui risultavano direttamente coinvolti CUTÈ Giuseppe, GALLETTA Nicola e BARBERA Gaetano.

Ai predetti era infatti attribuibile un’estorsione, aggravata dal metodo mafioso, commessa in danno del titolare di un’Associazione Sportiva Dilettantistica e Culturale messinese. Quest’ultimo era costretto a versare parte della propria liquidazione e minacciato affinché si dimettesse dalla carica ricoperta presso la citata Associazione Culturale.

Ma il core business dell’organizzazione malavitosa degli ex collaboratori di giustizia era rappresentato dal traffico delle sostanze stupefacenti.

Questo redditizio “settore” vedeva impegnati, in forma stabile ed associata, GALLETTA Nicola, BONAFFINI Salvatore, PIETROPAOLO Pasquale, MACELI Cosimo e BELLISSIMA Orazio. I componenti di detto nucleo criminale intrattenevano rapporti con singoli spacciatori, provvedendo a fornire loro la droga – cocaina e marijuana – da immettere sul mercato cittadino e soddisfare così le esigenze dei consumatori locali.

Numerosi erano gli episodi di cessione di stupefacenti accertati e documentati nel corso dell’indagine ed attribuiti anche ad altri individui colpiti anch’essi dalla misura cautelare. Quindi, a rispondere di spaccio di stupefacenti sono chiamati ALLERUZZO Alberto, ALLERUZZO Michele, ARRIGO Angelo, BARBERA Vincenzo, BRIGANDÌ Stellario, IENI Giovanni.

Condividendo l’imponente quadro indiziario raccolto dagli investigatori della Squadra Mobile, la Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, nella persona dei Pubblici Ministeri titolari delle indagini, richiedeva ed otteneva – dal competente Giudice per le Indagini Preliminari – la misura cautelare del massimo rigore per 13 indagati e quella degli arresti domiciliari per il quattordicesimo.

Il provvedimento cautelare restrittivo della libertà personale emesso a carico di detti indagati dell’Operazione convenzionalmente denominata “Predominio” è stato eseguito

  • con rintraccio e traduzione in carcere nei confronti di:
  1. ALLERUZZO Alberto, cl. ‘81;
  2. ALLERUZZO Michele, cl. ‘82;
  3. ARRIGO Angelo, ‘88;
  4. BARBERA Vincenzo, cl. ‘68;
  5. BELLISSIMA Orazio, ‘58;
  6. BRIGANDÌ Stellario, cl. ‘67;
  7. GALLETTA Nicola, cl. ’67 già collaboratore di giustizia;
  8. MACELI Cosimo, cl. ‘64;
  9. PIETROPAOLO Pasquale, cl. ’69 già collaboratore di giustizia;
  10. STRACUZZI Antonino, cl. ‘74 già collaboratore di giustizia;
  • con notifica presso l’Istituto di Pena ove erano già ristretti per altra causa nei confronti di:
  1. BARBERA Gaetano, cl. ‘70, già collaboratore di giustizia;
  2. BONAFFINI Salvatore, cl. 72, già collaboratore di giustizia;
  3. CUTÈ Giuseppe, cl. ‘80;

con rintraccio e sottoposizione agli arresti domiciliari per:

  1. IENI Giovanni, cl. ’71.

Per portare a termine l’azione di rintraccio e cattura dei destinatari del provvedimento restrittivo in parola, la Squadra Mobile si è avvalsa della collaborazione di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine della Sicilia Occidentale di Palermo, di personale della Polizia degli Istituti di Pena ove si trovavano già ristretti alcuni soggetti e delle Squadre Mobili di Catania e Pescara.

 

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