martedì, Marzo 19, 2024

Ficarra, i dipendenti risarciscono il comune?

Il gip del tribunale di Patti Eugenio Aliquò, sulla base delle richieste di rinvio a giudizio proposte dal sostituto procuratore della repubblica di Patti Giorgia Orlando, ha decretato che l’11 aprile 2019 si celebrerà l’udienza preliminare riguardante l’inchiesta sui casi di assenteismo al comune di Ficarra.

Queste le diciotto persone imputate di truffa aggravata ai danni del comune montano e di aver timbrato il proprio badge in orari non conformi all’effettiva presenza in servizio: Angelina Addinga, Nunziatina Batia, Domenico Bonfiglio, Gaetano Calamunci, Francesco Cappotto, Basilio Cataudo, Nunzio Corica, Caterina D’Amico, Sarina Gullà, Rosalba Lo Vercio, Biagio Mangano, Vincenzino Messina Rizziere, Rosario Pirrone, Basilio Pizzuto, Fabio Pizzuto, Antonino Raffaele, Antonio Spiccia e Giuseppe Antonio Tumeo. L’originario elenco degli indagati era composto da venticinque persone e dunque per sette di loro non si procederà. Il collegio della difesa è composto dagli avvocati Francesco Pizzuto, Sandro Giaimo, Domenico Magistro, Rosa Alba Frandina, Maria Sinagra e Valeria Ridolfo. L’inchiesta della magistratura sui casi di assenteismo al comune di Ficarra culminò il 5 aprile scorso, quando i carabinieri del comando provinciale di Messina diedero esecuzione ad una ordinanza applicativa di misura cautelare personale interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio e/o servizio, emessa dal gip del tribunale di Patti, nei confronti di sedici persone, su 25 indagati, ritenuti responsabili di truffa aggravata e continuata ai danni dell’Ente Pubblico e di false attestazioni o certificazioni. Le indagini sono iniziate nel novembre 2016 ad opera dei carabinieri della compagnia di Patti e le contestazioni riguardano un arco di tempo – che varia ognuna secondo le posizioni degli imputati, fino al febbraio 2017. Nell’attesa dell’udienza preliminare e di valutare la vicenda caso per caso, si è appreso al comune di Ficarra che gran parte dei dipendenti indagati hanno corrisposto somme di denaro, perché hanno inteso con questo risarcire il danno arrecato in alcuni casi davvero esiguo.

 

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