mercoledì, Dicembre 11, 2024

Montagnareale, sentenza nulla, gli atti ritornano al tribunale di Patti

La sentenza è nulla perché il decreto di citazione non è stato inviato dove risiede l’imputato. Gli atti sono stati restituiti al tribunale di Patti. Così ha deliberato la corte d’appello di Messina presieduta da Alfredo Sicuro con a latere Carmelo Blatti e Maria Eugenia Grimaldi.

I fatti oggetto del processo si sono verificati l’1 luglio 2015 a Montagnareale, quando l’imputato avrebbe aggredito alcuni parenti ed era pertanto accusato di lesioni, violenza e minacce. Fu rinviato a giudizio dal gip del tribunale di Patti Eugenio Aliquò e di seguito si andò a dibattimento con il giudice Sandro Potestio. Nel processo di primo grado il giudice, sentendo le parti offese, accertò la sussistenza dei reati contestati, non concedendo nemmeno le circostante attenuanti e condannò l’imputato a tre anni e sei mesi di reclusione. L’1 ottobre scorso si è celebrato il processo di secondo grado davanti alla corte d’appello di Messina e l’imputato è stato difeso dall’avvocato Giacomo Prinzi. Nei motivi dell’appello, l’avvocato Prinzi ha evidenziato che la sentenza dovesse essere considerata nulla, perché il decreto di citazione non fu inviato all’indirizzo dell’imputato; altri motivi si riferiscono al merito della vicenda processuale che adesso potranno essere prospettati nel processo che si farà al tribunale di Patti, dopo che tutti gli atti sono stati trasmessi nuovamente al palazzo di via Molino Croce. Per il difensore dell’imputato le lesioni refertate non sono compatibili con l’aggressione che la parte offesa dice di aver subito, è insussistente la violenza grave, dovevano essere concesse le attenuanti generiche e la pena è eccessiva. I giudici di appello hanno ritenuto fondato il primo punto, perché il decreto di citazione non fu notificato all’indirizzo dell’imputato; accertata questa circostanza, la sentenza di condanna del tribunale di Patti è stata dichiarata nulla ed il fascicolo del processo è stato rinviato al giudice di primo grado.

Facebook
Twitter
WhatsApp