mercoledì, Novembre 13, 2024

Serie di offese su Facebook, imprenditore brolese assolto

Una terra di nessuno, tranne rari casi, in cui l’insulto e l’offesa raramente vengono puniti. E ciò nonostante, ai giorni nostri, la potenza mediatica sia uguale ed a volte superiore ai tradizionali mezzi di informazione.

Parliamo di social media e della possibilità di trasformare questi strumenti in armi di diffamazione, bullismo, persecuzione con un’alta percentuale di impunità per chi commette reati.
Il gup del tribunale di Patti, Andrea La Spada, a seguito del rito abbreviato, ha assolto Calogero Scaffidi Chiarello, 67 anni, domiciliato a Torrenova, difeso dall’avvocato, Carmelo Occhiuto, perché il fatto non sussiste e per non aver commesso il fatto. Inoltre il giudice, per due capi di imputazione, ha disposto il non doversi procedere, perché le vicende sono oggetto di altro procedimento.
A Scaffidi Chiarello si contestavano tredici capi di imputazione per diffamazione tramite Facebook e altri siti internet e anche un caso di molestie ai danni del vice sindaco di Brolo, Gaetano Scaffidi Lallaro, costituitosi parte civile con l’avvocato, Massimiliano Fabio.
Parti offese in questo processo sono anche il presidente del consiglio comunale di Brolo, Giuseppe Miraglia, e poi l’ex assessore, Carmelo Princiotta. Secondo l’accusa, prospettata in origine dal pm, Alessandro Lia, i fatti si sarebbero verificati dal 2014 al 2015; le frasi diffamatorie sarebbero state inserite a commento su alcuni siti internet e anche su alcuni profili facebook, offese personali e molto pesanti. Per aver maggiore chiarezza sul capo di imputazione, il giudice ha disposto una perizia per una serie di verifiche su server che si trovano all’estero, dalla quale (alla luce da quanto sembra emergere nel dispositivo), non si è riusciti a risalire all’autore dei post. Il pm di udienza, Giorgia Orlando, aveva richiesto un anno di reclusione. Tra 30 giorni saranno depositate le motivazioni ed a quel punto si potrà capire su quali basi si poggia il convincimento del giudice circa l’estraneità dell’autore dei post offensivi.

Facebook
Twitter
WhatsApp