Il tribunale del riesame di Caltanissetta ha annullato le ordinanze di custodia emesse il 15 gennaio scorso nell’ambito dell’omonima inchiesta della Guardia di Finanza di Caltanissetta e dei carabinieri di Enna, coordinati dalla Dda.
Il provvedimento, che azzera l’operazione “Nibelunghi” ha fatto cadere le accuse nei confronti dell’imprenditore agricolo di Capizzi Gabriele Giacomo Stanzù – figura di spicco dell’inchiesta – e suo fratello Nicola. Con loro erano finiti ai domiciliari anche tre stretti familiari dei fratelli Stanzù ed un conoscente della famiglia Stanzù, posto anch’egli ai domiciliari e ritenuto dalla Dda di Caltanissetta una sorta di «prestanome». L’avvocato difensore Benedetto Ricciardi (nella foto), aveva presentato ricorso al Riesame contestando i «gravi indizi di colpevolezza», e allo stesso tempo pure le esigenze cautelari ipotizzate dal gip.
Il caso ruota attorno alla figura di Giacomo Stanzù, detenuto all’Ucciardone di Palermo, che è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, colui che secondo la Dda sarebbe stato l’elemento di collegamento tra le famiglie mafiose dei Nebrodi e quelle di Gela, in particolare tra il clan di Enna e il sanguinario boss gelese Daniele Emmanuello. L’accusa di concorso esterno è stata ipotizzata dalla Dda solo per lui. Gli altri indagati, tra cui il fratello, sostanzialmente erano sono accusati di averlo aiutato a eludere le normative antimafia, per scongiurare così il rischio che i suoi beni potessero essere sequestrati per mafia. Accuse smontate dal Riesame